Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 SCENA X
 
 Luogo magnifico con scalinate che conducono al Campidoglio antico.
 
 MASSIMO senza manto con seguito
 
 MASSIMO
 Inorridisci, o Roma;
 d'Attila lo spavento, il duce invitto,
 il tuo liberator cadde trafitto.
1070E chi l'uccise? Ah l'omicida ingiusto
 fu l'invidia d'Augusto. Ecco in qual guisa
 premia un tiranno! Or che farà di noi
 chi tanto merto opprime? Ah vendicate,
 Romani, il vostro eroe; la gloria antica
1075rammentatevi ormai; da un giogo indegno
 liberate la patria; e difendete
 dai vicini perigli
 l'onor, la vita e le consorti e i figli. (Va incontro co’ suoi sollevati alle guardie imperiali che scendono dal Campidoglio. Siegue zuffa, quale terminata esce Valentiniano senza manto con spada rotta, difendendosi da due congiurati e poi Massimo con spada nuda, indi Fulvia)
 VALENTINIANO
 Ah traditori! Amico, (A Massimo)
1080soccorri il tuo signor.
 MASSIMO
                                         Fermate. Io voglio
 il tiranno svenar.
 FULVIA
                                  Padre, che fai? (Fulvia si frapone)
 MASSIMO
 Punisco un empio.
 VALENTINIANO
                                     È questa
 di Massimo la fede?
 MASSIMO
                                        Assai finora
 finsi con te. Se il mio comando Emilio
1085mal eseguì, per questa man cadrai.
 VALENTINIANO
 Ah iniquo!
 FULVIA
                       Al sen d'Augusto
 non passerà quel ferro,
 se me di vita il genitor non priva.
 MASSIMO
 Cesare morirà.