Ezio, libretto, Stoccarda, Cotta, 1758

 SCENA ULTIMA
 
 EZIO e VARO con spade nude, popolo e soldati, indi ONORIA e detti
 
 EZIO E VARO
                               Cesare viva.
 FULVIA
1090Ezio!
 VALENTINIANO
             Che veggo?
 MASSIMO
                                    O sorte! (Getta la spada)
 ONORIA
                                                     È salvo Augusto?
 VALENTINIANO
 Vedi chi mi salvò. (Accenna Ezio)
 ONORIA
                                     Duce, qual nume
 ebbe cura di te?
 EZIO
                                 Di Varo amico
 il zelo e la pietà.
 VALENTINIANO
                                Come!
 VARO
                                               Eseguita
 finsi di lui la morte. Io t'ingannai;
1095ma in Ezio il tuo liberator serbai.
 FULVIA
 Provida infedeltà!
 EZIO
                                    Permette il cielo
 che tu debba i tuoi giorni,
 Cesare, a questa mano
 che credesti infedel. Vivi; io non curo
1100maggior trionfo; e se ti resta ancora
 per me qualche dubiezza in mente accolta,
 eccomi prigioniero un'altra volta.
 VALENTINIANO
 Anima grande, eguale
 solamente a te stessa. In questo seno
1105della mia tenerezza,
 del pentimento mio ricevi un pegno.
 Eccoti la tua sposa. Onoria, al nodo
 d'Attila si prepari; io so che lieta
 la tua man generosa a Fulvia cede.
 ONORIA
1110È poco il sacrificio a tanta fede.
 EZIO
 O contento!
 FULVIA
                         O piacer!
 EZIO
                                             Concedi, Augusto,
 la salvezza di Varo,
 di Massimo la vita ai nostri prieghi.
 VALENTINIANO
 A tanto intercessor nulla si nieghi.
 CORO
 
1115   Della vita nel dubio camino
 si smarrisce l'umano pensier.
 
    L'innocenza è qual astro divino
 che rischiara fra l'ombre il sentier.
 
 Fine del dramma