Ezio, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1772

265l’alma ha l’idea di ciò che nuoce o giova
 mel dicesti, io lo sento, ognun lo prova.
 E se vuoi dirmi il ver, tu stesso, o padre,
 quando toglier mi tenti
 l’orror di un tradimento, orror ne senti.
270Ah se cara io ti sono
 pensa alla gloria tua, pensa che vai...
 MASSIMO
 Taci importuna, io t’ho sofferta assai.
 Non dar consiglio, consigliar se brami,
 le tue pari consiglia.
275Rammenta ch’io son padre e tu sei figlia.
 FULVIA
 
    Caro padre a me non dei
 rammentar che padre sei.
 Io lo so; ma in quegli accenti
 non ritrovo il genitor.
 
280   Non son io che ti consiglia;
 è il rispetto d’un regnante,
 è l’affetto d’una figlia,
 è il rimorso del tuo cor.
 
 SCENA V
 
 MASSIMO
 
 MASSIMO
 Che sventura è la mia! Così ripiena
285di malvaggi è la terra e quando poi
 un malvaggio vogl’io son tutti eroi.
 Un oltraggiato amore
 d’Ezio gli sdegni ad irritar non basta;
 la figlia mi contrasta; eh di riguardi
290tempo non è. Precipitare ormai
 il colpo converrà. Troppo parlai.
 Pria che sorga l’aurora