Ezio, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1772

 SCENA X
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Partì pure una volta. Ah vieni, ah lascia,
 mia speme, mio sostegno,
 cara difesa mia, che alfin t'abbracci. (Vuole abbracciar Fulvia)
 FULVIA
 Vanne, padre crudel.
 MASSIMO
                                         Perché mi scacci?
 FULVIA
970Tutte le mie sventure
 mi vengono da te. Basta ch'io seppi,
 per salvarti, accusarmi.
 Vanne, non rammentarmi
 quanto per te perdei,
975qual son io per tua colpa e qual tu sei.
 MASSIMO
 E contrastar pretendi
 al grato genitor questo d'affetto
 testimonio verace?
 Vieni... (Vuole abbracciarla)
 FULVIA
                  Ma per pietà lasciami in pace.
980Se grato esser mi vuoi, stringi quel ferro,
 svenami, o genitor. Questa mercede
 col pianto in su le ciglia
 al padre che salvò chiede una figlia.
 MASSIMO
 Frena quel tuo dolor quel pianto ingiusto,
985rasserenati o figlia, il tuo martiro
 raddolcirti saprò col dono augusto
 d'un diadema imperiale e con lo scempio
 d'un tiranno oppressor, barbaro ed empio. (Parte)