La favola de’ tre gobbi, partitura ms. F-Pn, [1749-1754] (La favola dei tre gobbi)

 di suddito il dover. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 Si vedono scendere dal Campidoglio combattendo le guardie imperiali coi sollevati. Siegue zuffa, quale terminata esce VALENTINIANO senza manto con spada rotta difendendosi da due congiurati e poi MASSIMO con spada, indi FULVIA
 
 VALENTINIANO
 Ah traditori. Amico (A Massimo)
1710soccorri il tuo signor.
 MASSIMO
                                         Fermate. Io voglio
 il tiranno svenar.
 FULVIA
                                  Padre che fai? (Fulvia si frapone)
 MASSIMO
 Punisco un empio.
 VALENTINIANO
                                     È questa
 di Massimo la fede?
 MASSIMO
                                        Assai finora
 finsi con te. Se il mio comando Emilio
1715mal eseguì, per questa man cadrai.
 VALENTINIANO
 Ah iniquo!
 FULVIA
                       Al sen d’Augusto
 non passerà quel ferro
 se me di vita il genitor non priva.
 MASSIMO
 Cesare morirà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 EZIO e VARO con spade nude, popolo e soldati, indi ONORIA e detti
 
 EZIO e VARO
                               Cesare viva.
 FULVIA
1720Ezio!
 VALENTINIANO
             Che veggo!
 MASSIMO
                                    O sorte! (Getta la spada)
 ONORIA
                                                     È salvo Augusto?
 VALENTINIANO
 Vedi chi mi salvò. (Accenna Ezio)
 ONORIA
                                     Duce, qual nume
 ebbe cura di te? (Ad Ezio)
 EZIO
                                  Di Varo amico
 il zelo e la pietà.
 VALENTINIANO
                                Come!
 VARO
                                               Eseguita
 finsi di lui la morte. Io t’ingannai
1725ma in Ezio il tuo liberator serbai.
 FULVIA
 Provida infedeltà!
 EZIO
                                    Permette il cielo
 che tu debba i tuoi giorni
 Cesare a questa mano
 che credesti infedel. Vivi; io non curo
1730maggior trionfo; e se ti resta ancora
 per me qualche dubbiezza in mente accolta
 eccomi prigioniero un’altra volta.
 VALENTINIANO
 Anima grande! Eguale
 solamente a te stessa. In questo seno
1735della mia tenerezza,
 del pentimento mio ricevi un pegno.
 Eccoti la tua sposa. Onoria al nodo
 d’Attila si prepari; io so che lieta
 la tua man generosa a Fulvia cede.
 ONORIA
1740È poco il sacrificio a tanta fede.
 EZIO
 O contento!
 FULVIA
                         O piacer!
 EZIO
                                             Concedi  Augusto