La favola de’ tre gobbi, partitura ms. F-Pn, [1749-1754] (La favola dei tre gobbi)

 chiede un re, chiede un trono;
 ed io regni non ho, suddito io sono.
 VALENTINIANO
460Ma un suddito tuo pari
 è maggior d’ogni re. Se non possiedi,
 tu doni i regni; e il possedergli è caso;
 il donargli è virtù.
 EZIO
                                    La tua germana,
 signor, deve alla terra
465progenie di monarchi e meco unita
 vassalli produrrà. Sai che con questi
 ineguali imenei
 ella a me scende, io non m’innalzo a lei.
 VALENTINIANO
 Il mondo e la germana
470nell’illustre imeneo punto non perde.
 E se perdesse ancor, quando all’imprese
 d’un eroe corrispondo,
 non può lagnarsi e la germana e il mondo.
 EZIO
 No, consentir non deggio
475che comparisca Augusto,
 per esser grato ad uno, a tanti ingiusto.
 VALENTINIANO
 Duce, fra noi si parli
 con franchezza una volta. Il tuo rispetto
 è un pretesto al rifiuto. Alfin che brami?
480Forse è picciolo il dono? O vuoi per sempre
 Cesare debitor? Superbo al paro
 di chi troppo richiede
 è colui che ricusa ogni mercede.
 EZIO
 E ben la tua franchezza
485sia d’esempio alla mia. Signor tu credi
 premiarmi e mi punisci.
 VALENTINIANO
                                                Io non sapea
 che a te fosse castigo
 una sposa germana al tuo regnante.
 EZIO
 Non è gran premio a chi d’un’altra è amante.
 VALENTINIANO
490Dov’è questa beltà che tanto indietro