La favola de’ tre gobbi, libretto, Verona, Ramanzini, 1750

 IL CONTE
 Al volto porporino
 di madama graziosa umil m'inchino.
 MADAMA
190Io dalle grazie sue resto stordita
 e riverisco il conte Bellavita.
 IL CONTE
 Permetta, anzi conceda
 che prostato si veda
 il prototipo ver de' rispettosi
195l'infimo de' suoi servi generosi.
 MADAMA
 Signor, lei mi confonde,
 dovrei dir ma non so,
 per andar alla breve, io tacerò.
 IL CONTE
 Quel silenzio loquace
200quanto, quanto mi piace; ella tacendo
 col muto favellar va rispondendo.
 Ed io che tutto intendo
 il genio suo comprendo;
 ella vuol favorirmi ed io mi arrendo
205ed accetto le grazie e grazie io rendo.
 MADAMA
 Non ne dica di più, lo so, lo credo,
 lo capisco, lo vedo.
 Lei è tutto ben fatto;
 lei è tutto gentil. (Lei è un bel matto).
 
210   Nel formar quel nero ciglio
 che fa guerra a più d'un cor,
 quell'occhietto graziosetto
 con quel labro di cinabro
 dove scherza e ride amor,
 
215   che diletto sento in petto
 non provai già mai finor.
 (Se lo crede l'animale
 quanto è matto in verità).
 
 IL CONTE
 Senta, signora mia, per dir il vero,
220io son un cavagliero
 ameno e disinvolto,
 se lei mi osserva in volto,
 un certo non so che vi vederà
 che s'accosta di molto alla beltà.
225Circa la grazia poi, non fo per dire,
 osservi la presenza,
 col piè sempre in cadenza;
 nelle braccia grazioso,
 nel gestir manieroso,
230si può dire ch'io sia cosa compita
 e poi che serve? Il conte Bellavita.
 MADAMA
 Già si sa, già si vede,
 la sua vita ben fatta è cosa rara;
 vezzi e grazie da lei ciascuno impara,
235ella con favorirmi mi fa onore,
 cirimonie non fo, son di buon core.
 IL CONTE
 Viva il bon cor. Anch'io l'affettazione
 odio nelle persone;
 parlar mi piace natural affatto,
240perciò dal seno estratto
 il più divoto e caldo sentimento,
 trabocca dalle labra il mio contento.
 
    Vezzosa amabile
 bramo l'onore
245di vu servir;
 ma l'alma mia
 di gelosia
 fate morir.
 (Io già mi avvedo
250che per me langue,
 che gran piacer).
 
    Beltà ciarmante,
 di voi sono amante.
 Volto ben fatto
255per voi vengo matto;
 pietà vi chiedo
 de' miei sospir.
 
    Vezzosa amabile
 bramo l'onore
260di vu servir.
 
 MADAMA
 Non si stia a faticare,
 sempre meno dirà di quel che appare.
 Ma, se tanto è grazioso,
 sarà anco generoso.
 IL CONTE
                                      E cosa importa?
265Dov'è grazia e beltà,
 non si ricerca generosità.
 MADAMA
 Signor, lei mi perdoni, in questo sbaglia.
 Un amante, ancorché bello e grazioso,
 quando si mostra avaro,
270alla donna non puol esser mai caro.
 IL CONTE
 Dunque con i miei vezzi
 io non posso da voi sperar affetto?
 MADAMA
 Per me vi parlo schietto,
 se mi volete innamorar da buono,
275fate che della borsa io senta il suono.
 IL CONTE
 Sarà dunque un amor interessato.
 MADAMA
 Sarà l'amor che dalle donne è usato.
 IL CONTE
 Parmi di sentir gente.
 MADAMA
                                           Ah dite piano,
 poiché tengo un germano
280ch'è più tosto cervello stravagante;
 se ci sente vorrà far l'arrogante.
 IL CONTE
 Tiriamoci più in qua. Torniamo un poco
 al discorso di prima.
 Per esempio, volendo
285darvi un segno d'amor, quest'orologgio,
 dite, saria opportuno?
 MADAMA
 Ah sì ne ho perso uno
 simile appunto a quello.
 IL CONTE
 Guardate con che grazia io vel presento.
 MADAMA
290Oh che grazia gentil! Siete un portento.
 IL CONTE
 Mi vorete poi bene?
 MADAMA
                                        Uh tanto, tanto.
 IL CONTE
 Vi piace il volto mio?
 MADAMA
                                         Siete un incanto.
 IL CONTE
 
    Vezzosa gradita.
 Mio dolce tesoro.
 
 MADAMA
 
295Per voi, Bellavita,
 io smanio, io moro.
 
 A DUE
 
 Che dolce contento
 ch'io provo, ch'io sento!
 Che brio! Che beltà!
 
 IL CONTE
 
300   Ohimè sento gente.
 
 MADAMA
 
 No no, non è niente;
 sarà mio fratello.
 
 IL CONTE
 
 Ha poco cervello,
 tremar ci farà.
 
 MADAMA
 
305   Non tema di nulla;
 stia fermo, stia qua.
 
 PARPAGNACCO
 
    Padron riverito.
 
 IL CONTE
 
 Son servo obbligato.
 
 PARPAGNACCO
 
 È tutto compito. (A madama)
 
 IL CONTE
 
310È assai ben creato. (A madama)
 
 MADAMA
 
 Sorella gli sono,
 spiacermi non sa.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
    (Fratello più buono
 di lui non si dà).
 
 MADAMA
 
315   Per fino ch'ei parte,
 celatevi là. (Piano a Parpagnacco)
 
 PARPAGNACCO
 
 È troppa bontà.
 
 MADAMA
 
    Andate in disparte,
 che poi partirà. (Piano al conte)
 
 IL CONTE
 
320È troppa bontà.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
    Gli son servitore.
 Commandi, signore,
 ma con libertà. (Si ritirano)
 
 MADAMA
 
    Oh questa sì ch'è bella!
325M'hanno creduto affé.
 
 MACACCO
 
    Non c'è più più nessuno,
 to... to... to... tocca a me.
 
 MADAMA
 
    E questo bel Macacco
 da me cosa vorrà?
 
 MACACCO
 
330   Mia ca... ca... ca... ca... cara.
 
 MADAMA
 
 Mio be... be... be... be... bello.
 
 A DUE
 
 Son qua qua qua qua.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
    Un altro suo fratello
 codesto ancor sarà?
 
 MADAMA
 
335   Or sono nell'imbroglio.
 Non so cosa sarà.
 
 MACACCO
 
 Son qua qua qua qua qua.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
    Eh ben quanti fratelli
 avete, mia signora?
 
 MADAMA
 
340Padroni cari e belli,
 io non glielo so dir.
 
 PARPAGNACCO
 
    Voi siete menzogniera.
 
 IL CONTE
 
 Voi siete lusinghiera.
 
 A DUE
 
 Scoperta siete già.
 
 MADAMA
 
345   Andate, che vi mando;
 andate via di qua.
 
 MACACCO
 
 Co... cosa mai sarà.
 
 A QUATTRO
 
    Che razza maledetta,
 che rabbia che mi fa.
 
 Fine della prima parte