La favola de’ tre gobbi, libretto, Milano, Malatesta, 1750

 di me disponga, io m’abbandono a lei.
 Son stanco di temer. Se tanto affanno
 la vita ha da costar, no, non la curo.
1610Nelle dubbiezze estreme
 per mancanza di speme io m’assicuro.
 
    Per tutto il timore
 perigli m’addita.
 Si perda la vita,
1615finisca il martire.
 È meglio morire
 che viver così.
 
    La vita mi spiace,
 se il fato nemico
1620la speme, la pace,
 l’amante, l’amico
 mi toglie in un dì. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MASSIMO e FULVIA
 
 MASSIMO
 Partì una volta. Io per te vivo, o figlia,
 io respiro per te. Con quanta forza
1625celai finor la tenerezza? Ah lascia,
 mia speme, mio sostegno,
 cara difesa mia, che alfin t’abbracci. (Vuole abbracciar Fulvia)
 FULVIA
 Vanne padre crudel.
 MASSIMO
                                        Perché mi scacci?
 FULVIA
 Tutte le mie sventure
1630io riconosco in te. Basta ch’io seppi
 per salvarti accusarmi.
 Vanne, non rammentarmi
 quanto per te perdei,
 qual son io per tua colpa e qual tu sei.
 MASSIMO
1635E contrastar pretendi
 al grato genitor questo d’affetto
 testimonio verace?
 Vieni... (Come sopra)
 FULVIA