La favola de’ tre gobbi, libretto, Padova, Conzatti, 1750

                             Non rispondi?
 EZIO
                                                          Onor sì grande
 mi sorprende a ragion. D’Onoria il grado
 chiede un re, chiede un trono;
 ed io regni non ho, suddito io sono.
 VALENTINIANO
 Ma un suddito tuo pari
460è maggior d’ogni re. Se non possiedi,
 tu doni i regni; e ’l possedergli è caso;
 il donargli è virtù.
 EZIO
                                    La tua germana,
 signor, deve alla terra
 progenie di monarchi; e meco unita
465vassalli produrrà. Sai che con questi
 ineguali imenei
 ella a me scende, io non m’inalzo a lei.
 VALENTINIANO
 Il mondo e la germana
 nell’illustre imeneo punto non perde.
470E se perdesse ancor, quando all’imprese
 d’un eroe corrispondo,
 non può lagnarsi e la germana e ’l mondo.
 EZIO
 No, consentir non deggio
 che comparisca Augusto,
475per esser grato ad uno, a tanti ingiusto.
 VALENTINIANO
 Duce, fra noi si parli
 con franchezza una volta. Il tuo rispetto
 è un pretesto al rifiuto. Alfin che brami?
 Forse è piccolo il dono? O vuoi per sempre
480Cesare debitor? Superbo al paro
 di chi troppo richiede
 è colui che ricusa ogni mercede.
 EZIO
 E ben, la tua franchezza
 sia d’esempio alla mia. Signor, tu credi
485premiarmi e mi punisci.
 VALENTINIANO
                                                Io non sapea
 che a te fosse castigo
 una sposa germana al tuo regnante.
 EZIO
 Non è gran premio a chi d’un’altra è amante.
 VALENTINIANO
 Dov’è questa beltà che tanto indietro
490lascia il merto d’Onoria? È a me soggetta?
 Onora i regni miei? Stringer vogl’io