La favola de’ tre gobbi, libretto, Firenze, Pieri, 1751 (I tre gobbi rivali)

 Non t’invidio l’impero,
1170non ho cura del resto;
 è trionfo leggiero
 Attila vinto a paragon di questo.
 
    Ecco alle mie catene,
 ecco a morir m’invio.
1175Sì, ma quel core è mio; (A Valentiniano)
 sì, ma tu cedi a me.
 
    Caro mio bene, addio.
 Perdona a chi t’adora;
 so che t’offesi allora
1180ch’io dubitai di te. (Parte con le guardie)
 
 SCENA XIV
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 VALENTINIANO
 Ingratissima donna, e quando mai
 io da te meritai questa mercede?
 Vedi, amico, qual fede
 la tua figlia mi serba?
 MASSIMO
                                           Indegna, e dove
1185imparasti a tradir? Così del padre
 la fedeltade imiti? E quando avesti
 questi esempi da me?
 FULVIA
                                           Lasciami in pace,
 padre, non irritarmi; è sciolto il freno.
 Se m’insulti dirò...
 MASSIMO
                                     Taci o il tuo sangue...
 VALENTINIANO
1190Massimo, ferma; io meglio
 vendicarmi saprò. Giacché m’abborre,
 giacché le sono odioso,
 voglio per tormentarla esserle sposo.
 FULVIA
 Non lo sperar.
 VALENTINIANO