La favola de’ tre gobbi, libretto, Firenze, Pieri, 1751 (I tre gobbi rivali)

 Inorridisci, o Roma;
 d’Attila lo spavento, il duce invitto,
 il tuo liberator cadde trafitto.
 E chi l’uccise? Ah l’omicida ingiusto
1680fu l’invidia d’Augusto. Ecco in qual guisa
 premia un tiranno. Or che farà di noi
 chi tanto merto opprime? Ah vendicate,
 Romani, il vostro eroe; la gloria antica
 rammentatevi omai; da un giogo indegno
1685liberate la patria; e difendete
 dai vicini perigli
 l’onor, la vita e le consorti e i figli. (In atto di partire)
 VARO
 Massimo, ferma; e qual desio ribelle,
 qual furor ti consiglia?
 MASSIMO
1690Varo, t’accheta, o al mio pensier t’appiglia.
 Chi vuol salva la patria (Tutti snudan la spada)
 stringa il ferro e mi siegua; ecco il sentiero (Accennando il Campidoglio)
 onde avrà libertà Roma e l’impero. (Parte seguito da tutti verso il Campidoglio)
 VARO
 Che indegno! Egli la morte
1695d’un innocente affretta
 e poi Roma solleva alla vendetta.
 Va’ pur, forse il disegno
 a chi lo meditò sarà funesto;
 va’ traditor... Ma qual tumulto è questo! (S’ode brevissimo strepito di trombe e timpani)
 
1700   Già risonar d’intorno
 al Campidoglio io sento
 di cento voci e cento
 lo strepito guerrier.
 
    Che fo? Si vada e sia
1705stimolo all’alma mia
 il debito d’amico,
 di suddito il dover. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 Si vedono scendere dal Campidoglio combattendo le guardie imperiali coi sollevati. Siegue zuffa, la quale terminata, esce VALENTINIANO senza manto con spada rotta difendendosi da due congiurati e poi MASSIMO con spada, indi FULVIA
 
 VALENTINIANO
 Ah traditori! Amico, (A Massimo)
 soccorri il tuo signor.
 MASSIMO
                                         Fermate. Io voglio
1710il tiranno svenar.
 FULVIA
                                  Padre, che fai? (Fulvia si frappone)
 MASSIMO
 Punisco un empio.
 VALENTINIANO
                                     È questa
 di Massimo la fede?