La favola de’ tre gobbi, libretto, Venezia, Occhi, [1756] (Li tre gobbi rivali amanti di madama Vezzosa)

 MASSIMO
 Taci, importuna, io t’ho sofferta assai.
185Non dar consigli o consigliar se brami,
 le tue pari consiglia.
 Rammenta ch’io son padre e tu sei figlia.
 FULVIA
 
    Caro padre, a me non dei
 rammentar che padre sei;
190io lo so; ma in questi accenti
 non ritrovo il genitor.
 
    Non son io che ti consiglia;
 è il rispetto d’un regnante,
 è l’affetto d’una figlia,
195è il rimorso del tuo cor. (Parte)
 
 SCENA V
 
 MASSIMO solo
 
 MASSIMO
 Che sventura è la mia! Così ripiena
 di malvaggi è la terra, e quando poi
 un malvaggio vogl’io, son tutti eroi.
 Un oltraggiato amore
200d’Ezio gli sdegni ad irritar non basta;
 la figlia mi contrasta... Eh di riguardi
 tempo non è. Precipitare ormai
 il colpo converrà. Troppo parlai.
 Pria che sorga l’aurora,
205mora Cesare, mora. Emilio il braccio
 mi presterà. Che può avvenirne? O cade
 Valentiniano estinto e pago io sono;
 o resta in vita; ed io farò che sembri
 Ezio il fellon. Facile impresa. Augusto
210invido alla sua gloria,
 rivale all’amor suo, senz’opra mia
 il reo lo crederà. S’altro succede,
 io saprò dagli eventi
 prender consiglio. Intanto
215il commettersi al caso
 nell’estremo periglio
 è il consiglio miglior d’ogni consiglio.
 
    Il nocchier che si figura
 ogni scoglio, ogni tempesta,
220non si lagni se poi resta
 un mendico pescator.
 
    Darsi in braccio ancor conviene
 qualche volta alla fortuna,
 che sovente in ciò che avviene
225la fortuna ha parte ancor. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Camere imperiali istoriate di pitture.
 
 ONORIA e VARO
 
 ONORIA
 Del vincitor ti chiedo,
 non delle sue vittorie; esse abbastanza
 note mi son. Con qual sembiante accolse
 l’applauso popolar? Serbava in volto
230la guerriera fierezza? Il suo trionfo
 gli accrebbe fasto o mansueto il rese?
 Quello narrami, o Varo, e non l’imprese.
 VARO
 Onoria, a me perdona
 se degli acquisti suoi, più che di lui
235la germana d’Augusto
 curiosa io credei. Sembrano queste
 sì minute richieste
 d’amante più che di sovrana.
 ONORIA
                                                       È troppa
 questa del nostro sesso
240misera servitù! Due volte appena
 s’ode dai labbri nostri
 un nome replicar che siamo amanti.
 Parlano tanti e tanti
 del suo valor, delle sue gesta e vanno
245d’Ezio incontro al ritorno; Onoria sola
 nel soggiorno è rimasta;
 non vi accorse, nol vide; e pur non basta.
 VARO
 Un soverchio ritegno
 anche d’amore è segno. E se tu l’ami,
250mostrati, o principessa,