La favola de’ tre gobbi, libretto, Torino, Olzati, 1757

                      Superbo, a questo eccesso arrivi?
 FULVIA
735(Ahimè!)
 VALENTINIANO
                     Punir saprò...
 FULVIA
                                                Soffri, se m’ami,
 che Fulvia parta. (S’alza) I vostri sdegni irrita
 l’aspetto mio.
 VALENTINIANO
                            No, non partir. Tu scorgi
 che mi sdegno a ragion. Siedi e vedrai
 come un reo pertinace
740a convincer m’accingo.
 EZIO
 (Donna infedel!)
 FULVIA
                                  (Potessi dir che fingo!). (Torna a sedere)
 MASSIMO
 (Tutto finor mi giova).
 VALENTINIANO
                                            Ezio, tu sei
 d’ogni colpa innocente. Invido Augusto
 di cotesta tua gloria il tutto ha finto.
745Solo un giudizio io chiedo
 dall’eccelsa tua mente. Al suo sovrano
 contrastando la sposa,
 il suddito è ribelle?
 EZIO
                                      E al suo vassallo
 che il prevenne in amor, quando la tolga,
750il sovrano è tiranno?
 VALENTINIANO
                                        A quel che dici
 dunque Fulvia ti amò!
 FULVIA
                                            (Che pena!)
 VALENTINIANO
                                                                     A lui
 togli, o cara, un inganno e di’ s’io fui
 il tuo foco primiero,
 se l’ultimo sarò; spiegalo.
 FULVIA
                                                 È vero. (A Valentiniano)
 EZIO
755Ah perfida, ah spergiura! A questo colpo
 manca la mia constanza.
 VALENTINIANO
 Vedi se t’ingannò la tua speranza. (Ad Ezio)
 EZIO
 Non trionfar di me; troppo ti fidi
 d’una donna incostante. In faccia a lei (Fulvia cava il fazzoletto)
760mi si divide il cor. Pena maggiore,
 Massimo, da che nacqui io non provai.
 FULVIA
 (Io mi sento morir). (S’alza piangendo e vuol partire)
 VALENTINIANO
                                         Fulvia, che fai?
 FULVIA
 Lascia ch’io vada.
 VALENTINIANO
                                   Io nol consento. Afferma
 per mio piacer di nuovo
765che sospiri per me, ch’io ti son caro,
 che godi alle sue pene.
 FULVIA
 Ma se vero non è, s’egli è il mio bene.
 VALENTINIANO
 Che dici?
 MASSIMO
                     (Aimè!)
 EZIO
                                       Respiro.
 FULVIA
                                                         E fino a quando
 dissimular dovrò? Finsi finora,
770Cesare, per placarti. Ezio innocente
 salvar credei; per lui mi struggo; e sappi
 ch’io non t’amo da vero e non t’amai.
 E se i miei labbri mai
 ch’io t’amo a te diranno,
775non mi credere, Augusto, allor t’inganno.
 EZIO
 Oh cari accenti!
 VALENTINIANO
                                Ove son io! Che ascolto!
 Qual ardir! Qual baldanza!
 EZIO
 Vedi se t’ingannò la tua speranza. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
 Ah temerario! Ah ingrata! (A Fulvia)
 MASSIMO
                                                   E dove mai
780imparasti a tradir? Così del padre
 la fedeltade imiti?
 Ah perfida! Chi mai, chi ti consiglia?
 Perché simile a me non è mia figlia! (Parte)
 VALENTINIANO
 Custodi olà, toglietemi d’innanzi
785qual traditor. Nel carcere più orrendo,
 serbatelo al mio sdegno.
 EZIO
 Il tuo furor del mio trionfo è segno.
 
    Per quel vago ciglio
 contento morrò.
 FULVIA
790Non ho più consiglio
 temer più non so.
 VALENTINIANO
 Ah perfido... Ah ingrata...
 dovrete temer.
 FULVIA
 (Ah sorte spietata!
795Io perdo il mio ben)
 EZIO
 (Ah solo per lei
 mi palpita il sen)
 VALENTINIANO
 Io fremo... vorrei...
 che oltraggi, che inganni!
 A TRE
800(Ah cieli tiranni!)
 Conosco gli effetti
 del vostro poter).
 EZIO
 Mia cara perdono
 FULVIA
 Mia vita, che dici?
 VALENTINIANO
805Vedrete chi sono.
 A TRE
 (De’ giorni felici
 ahi, come in un punto
 disparve il seren!)
 
 Fine dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Atrio delle carceri con cancelli di ferro in prospetto che conducono a diverse prigioni. Guardie a vista su la porta di detti cancelli.
 
 VALENTINIANO ED ONORIA
 
 VALENTINIANO
 E ben da quel superbo
810che ottenesti, o germana?
 ONORIA
                                                 Io nulla ottenni.
 VALENTINIANO
 Già lo predissi. Il traditor si fida
 nell’aura popolar. Vuo’ che s’uccida.
 ONORIA