La favola de’ tre gobbi, libretto, Torino, Olzati, 1757

 Ma... sappi... genitor, per me favella.
 EZIO
 Massimo, non tacer. (Con impeto)
 MASSIMO
                                         Tacqui finora,
 perché co’ nostri mali a te non volli
85le gioie avvelenar. Si vive, amico, (Con cautela di non esser ascoltato)
 sotto un giogo crudele. Anche i pensieri
 imparano a servir. La tua vittoria,
 Ezio, ci toglie alle straniere offese;
 le domestiche accresce. Era il timore
90in qualche parte almeno
 a Cesare di freno; or che vincesti,
 i popoli dovranno
 più superbo soffrirlo e più tiranno.
 EZIO
 Io tal nol credo. Almeno
95la tirannide sua mi fu nascosa.
 Che pretende? Che vuol?
 MASSIMO
                                                 Vuol la tua sposa.
 EZIO
 La sposa mia! Massimo, Fulvia e voi (Sorpreso)
 consentite a tradirmi?
 FULVIA
                                            Oimè!
 MASSIMO
                                                           Qual arte,
 qual consiglio adoprar? Vuoi che l’esponga, (Sempre con cautela)
100negandola al suo trono,
 d’un tiranno al piacer? Vuoi che su l’orme
 di Virginio io rinnovi,
 per serbarla pudica,
 l’esempio in lei della tragedia antica?
105Ah tu solo potresti
 frangere i nostri ceppi,
 vendicare i tuoi torti. Arbitro sei
 del popolo e dell’armi. A Roma oppressa,
 all’amor tuo tradito
110dovresti una vendetta.
 EZIO