La favola de’ tre gobbi, libretto, Monaco, Vötter, 1758 (Li tre gobbi rivali amanti di madama Vezzosa)

 Non è gran premio a chi d’un’altra è amante.
 VALENTINIANO
 Dov’è questa beltà che tanto indietro
315lascia il merto d’Onoria? È a me soggetta?
 Onora i regni miei? Stringer vogl’io
 queste illustri catene.
 Spiegami il nome suo.
 EZIO
                                            Fulvia è il mio bene.
 VALENTINIANO
 Fulvia!
 EZIO
                 Appunto. (Si turba!)
 VALENTINIANO
                                                         Il suo consenso
320prima ottener procura;
 vedi se tel contrasta.
 EZIO
 Quello sarà mia cura, il tuo mi basta.
 VALENTINIANO
 Ma potrebbe altro amante
 ragione aver sopra gli affetti suoi.
 EZIO
325Dubitarne non puoi. Dov’è chi ardisca
 involar temerario una mercede
 alla man che di Roma il giogo scosse?
 Costui non veggo.
 VALENTINIANO
                                   E se costui vi fosse?
 EZIO
 Vedria ch’Ezio difende
330gli affetti suoi come gl’imperi altrui.
 Temer dovrebbe...
 VALENTINIANO
                                     E se foss’io costui?
 EZIO
 Saria più grande il dono,
 se costasse uno sforzo al cor d’Augusto.
 VALENTINIANO
 Ma non chiede un vassallo al suo sovrano
335uno sforzo in mercede.
 EZIO
 Ma Cesare è il sovrano, Ezio lo chiede.
 E se in premio pretendo...
 VALENTINIANO
 Non più. Dicesti assai; tutto comprendo.
 
    So chi t’accese;
340basta per ora.
 Cesare intese;
 risolverà.
 
    Ma tu procura
 d’esser più saggio.
345Fra l’armi e l’ire
 giova il coraggio;
 pompa d’ardire
 qui non si fa. (Parte)
 
 SCENA X
 
 EZIO e poi FULVIA
 
 EZIO
 Vedrem se ardisce ancora
350d’opporsi all’amor mio.
 FULVIA
                                             Ti leggo in volto,
 Ezio, l’ire del cor. Forse ad Augusto
 ragionasti di me?
 EZIO
                                   Sì, ma celai
 a lui che m’ami, onde temer non dei.
 
 SCENA XI
 
 ONORIA e detti
 
 ONORIA
 Ezio, gli obblighi miei
355sono immensi con te. Volle il germano
 avvilir la mia mano
 sino alla tua; ma tu però più giusto
 d’esserne indegno hai persuaso Augusto.
 EZIO
 No, l’obbligo d’Onoria
360questo non è. L’obbligo grande è quello
 ch’io fui cagion nel conservarle il soglio
 ch’or mi possa parlar con quest’orgoglio.
 ONORIA
 È ver, ti deggio assai, perciò mi spiace
 che ad onta mia mi rendano le stelle
365al tuo amor infelice
 di funeste novelle apportatrice.
 Fulvia, ti vuol sua sposa
 Cesare al nuovo dì.
 FULVIA
                                      Come?
 EZIO
                                                      Che sento!
 ONORIA
 Di recartene il cenno
370egli istesso or m’impose. Ezio, dovresti
 rallegrartene ancor; veder soggetto
 tutto il mondo al suo ben pure è diletto. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 EZIO e FULVIA
 
 EZIO
 Ah questo è troppo! A troppo gran cimento,
 Fulvia, la fede mia Cesare espone.
375Qual dritto? Qual ragione?... A lui ch’io ceda?
 Ch’io da te mi divida?
 Ch’io ti vegga sua sposa? Ah pria m’uccida.
 
    M’uccida, e meno ingiusto
 versando il sangue mio,
380e men crudel sarà.
 
 FULVIA
 
    Più che il rigor d’Augusto
 il tuo coraggio, oh dio!
 caro tremar mi fa.
 
 EZIO
 
    Io tutto avvampo.
 
 FULVIA
 
                                      Io gelo.
 
 EZIO
 
385Che smania!
 
 FULVIA
 
                           Che martir!
 A DUE
 
    Tanta ingiustizia in cielo
 come si può soffrir!
 
 EZIO
 
    Che ad un rivale io ceda!
 
 FULVIA
 
 Ch’io sposa altrui mi veda!
 
 A DUE
 
390No, l’ingiustizia è vana
 quando si fa morir.
 
 Fine dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Orti palatini corrispondenti agli appartamenti imperiali con viali, spalliere di fiori e fontane continuate; in fondo caduta d’acque e innanzi grotteschi e statue.
 
 MASSIMO e poi FULVIA
 
 MASSIMO
 Qual silenzio è mai questo!
 Dovrebbe pure Emilio
 aver compito il colpo. Ei mi promise
395nel tiranno punir tutti i miei torti
 e pigro...
 FULVIA
                    Ah genitor!
 MASSIMO
                                           Figlia, che porti?
 FULVIA
 Che mai facesti!
 MASSIMO
                                 Io nulla feci.
 FULVIA
                                                          Oh dio!
 Fu Cesare assalito. Io già comprendo
 che tu per vendicarti...
 MASSIMO
400Ma Cesare morì?
 FULVIA
                                   Pensa a salvarti.
 Già di guerrieri e d’armi
 tutto il soggiorno è cinto.
 MASSIMO
 Dimmi se vive o se rimase estinto.
 FULVIA
 Nol so; nulla di certo
405compresi nel timor.
 MASSIMO
                                       Sei pur codarda.
 Vado a chiederlo io stesso. (In atto di partire, s’incontra in Valentiniano)
 
 SCENA II
 
 VALENTINIANO senza manto e senza lauro, con spada nuda e seguito di pretoriani e detti
 
 VALENTINIANO
 Ogni via custodite ed ogni ingresso. (Parlando ad alcuni di essi che partono)
 MASSIMO
 (Egli vive! O destin!)
 VALENTINIANO
                                          Massimo, Fulvia,
 chi creduto l’avria?
 MASSIMO
410Parla, signor, che avvenne?
 VALENTINIANO
                                                    I miei più cari
 m’insidiano la vita.
 MASSIMO
 (Ardir). Come! E potrebbe
 un’anima sì rea trovarsi mai!
 VALENTINIANO
 Massimo, e pur si trova e tu lo sai.
 MASSIMO
415Io!
 VALENTINIANO
         Sì, ma il ciel difende
 le vite de’ monarchi. Emilio invano
 trafiggermi sperò; nel sonno immerso
 credea trovarmi e s’ingannò. L’intesi
 del mio notturno albergo
420l’ingresso penetrare. Ai dubbi passi,
 al tentar delle piume
 previdi un tradimento. In piè balzai,
 strinsi un acciar; contro il fellon che fugge
 fra l’ombre i colpi affretto; accorre al grido
425stuol di custodi e delle aperte logge
 mi veggo al lume inaspettato e nuovo
 sanguigno il ferro, il traditor non trovo.
 MASSIMO
 Forse Emilio non fu.
 VALENTINIANO
                                        La nota voce
 ben riconobbi al grido, onde si dolse
430allor che lo piagai.
 MASSIMO
                                    Lascia ch’io vada
 in traccia del fellon. (In atto di partire)
 VALENTINIANO
                                        Cura è di Varo.
 Tu non partire.
 MASSIMO
                               (Ah son perduto!) Io forse
 meglio di lui potrò...
 VALENTINIANO
                                        Massimo, amico,
 non lasciarmi così; se tu mi lasci,
435donde spero consiglio e donde aita?
 MASSIMO
 T’ubbidisco. (Io respiro).
 FULVIA
                                                 (Io torno in vita).
 MASSIMO
 Ma chi del tradimento
 tu credi autor?
 VALENTINIANO
                              Puoi dubitarne? In esso
 Ezio non riconosci? I giorni suoi
440l’error mi pagheranno.
 FULVIA