La favola de’ tre gobbi, libretto, Monaco, Vötter, 1758 (Li tre gobbi rivali amanti di madama Vezzosa)

 FULVIA
 L’impossibil mi chiedi.
 VARO
 Se presto non mi credi,
 mi crederai quando non giova.
 FULVIA
                                                          Oh dio!
 VARO
 Ma va, piangendo irresoluta, invano
535qui per lui ti consumi.
 FULVIA
 E ben si vada. Or m’assistete o numi.
 
    Tenterò per l’idol mio
 di celar l’antico affetto,
 ma un rossor darà sospetto,
540un sospir mi scoprirà.
 
    Come, oh dio, celare il vero?
 ah si legge ogni pensiero
 in un volto che dal core
 mai distinguersi non sa. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 VARO
 
 VARO
545Folle è colui che al tuo favor si fida,
 instabile fortuna. Ezio felice
 della romana gioventù poc’anzi
 era oggetto all’invidia,
 misura ai voti e in un momento poi
550così cangia d’aspetto
 che dell’altrui pietà si rende oggetto.
 Purtroppo, o sorte infida,
 folle è colui che al tuo favor si fida.
 
    Nasce al bosco in rozza cuna
555un felice pastorello
 e con l’aure di fortuna
 giunge i regni a dominar.
 
    Presso al trono in regie fasce
 sventurato un altro nasce
560e fra l’ire della sorte
 va gli armenti a pascolar. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Galleria di statue e specchi con sedili intorno, fra quali uno innanzi dalla mano destra capace di due persone. Gran balcone aperto in prospetto, dal quale vista di Roma.
 
 ONORIA e MASSIMO
 
 ONORIA
 E’ ver. Tutto, lo veggo,
 Ezio condanna.  E pure
 incredulo il mio core
565reo non sa figurarlo e traditore.
 MASSIMO
 Oh virtù senza pari! Ei ti disprezza,
 ricusa quella mano
 contesa da monarchi. E tu...
 ONORIA
                                                     Le mie
 private offese or rammentar non giova.
570Esaminar conviene
 del germano i perigli. Ezio s’ascolti,
 si cerchi il reo; potrebbe
 esser egli innocente.
 MASSIMO
                                        È vero, e poi
 potrebbe anche pentirsi,
575la tua destra accettar...
 ONORIA
                                            La destra mia!
 Eh non tanto sé stessa Onoria obblia.
 MASSIMO
 Or ve’ com’è ciascuno
 facile a lusingarsi! E pur ei dice
 che ha in pugno il tuo voler, che tu l’adori,
580che a suo piacer dispone
 d’Onoria innamorata,
 che s’ei vuol basta un guardo e sei placata.
 ONORIA
 Temerario! Ah non voglio
 che lungamente il creda; al primo sposo
585che suddito non sia, saprò donarmi.
 Ei vedrà se mancarmi
 possan regni e corone,
 e s’ei d’Onoria a suo piacer dispone. (In atto di partire)
 
 SCENA X
 
 VALENTINIANO e detti
 
 VALENTINIANO
 Onoria, non partir. Per mio riposo
590tu devi ad uno sposo
 forse poco a te caro offrir la mano;
 questi ci offese, è ver; ma il nostro stato
 assicurar dobbiamo. Ei ti richiede;
 e al pacifico invito
595acconsentir conviene.
 ONORIA
                                          (Ezio è pentito).
 M’è noto il nome suo?
 VALENTINIANO
                                           Purtroppo. Ho pena,
 germana, in proferirlo. Io dal tuo labbro
 rimproveri n’attendo; a me dirai
 ch’è un’anima superba,
600ch’è reo di poca fé, che son gli oltraggi
 troppo recenti. Io lo conosco e pure,
 rammentando i perigli,
 è forza che a tal nodo io ti consigli.
 ONORIA
 (Rifiutarlo or dovrei ma... ) Senti; alfine,
605se giova alla tua pace,
 disponi del mio cor come a te piace.
 MASSIMO
 Signore, il tuo disegno (A Valentiniano)
 io non intendo. Ezio t’insidia e pensi
 solamente a premiarlo?
 VALENTINIANO