La favola de’ tre gobbi, libretto, Monaco, Vötter, 1758 (Li tre gobbi rivali amanti di madama Vezzosa)

 VALENTINIANO
                                            E Fulvia ed io
660siamo un giudice solo; ella è sovrana
 or che consorte a me la stringe amore.
 EZIO
 (Donna infedel!)
 FULVIA
                                  (Mi si divide il core).
 VALENTINIANO
 Ezio, m’ascolta; e a moderare impara
 per poco almeno il naturale orgoglio
665che giovarti non può. Qui si cospira
 contro di me; del tradimento autore
 ti crede ognun; di fellonia t’accusa
 il rifiuto d’Onoria, il troppo fasto
 delle vittorie tue, l’aperto scampo
670ad Attila permesso, il tuo geloso
 e temerario amor, le tue minacce
 di cui tu sai che testimonio io sono.
 Pensa a scolparti o a meritar perdono.
 MASSIMO
 (Sorte, non mi tradir).
 EZIO
                                            Dunque io son reo
675perché non amo a tuo talento? Un freno
 perché in Attila io serbo a’ tuoi nemici?
 Perché a me non ignoto,
 come ogn’anima vil, parlo talvolta
 del proprio merto: e ne conosco il peso?
680S’altre accuse non hai, son già difeso.
 FULVIA
 (Ah potessi partir).
 VALENTINIANO
                                      Né più ti resta
 per tua difesa a dir?
 EZIO
                                        Dissi abbastanza.
 meglio è il resto tacer ch’io dir potrei.
 VALENTINIANO
 Che diresti?
 EZIO