La favola de’ tre gobbi, libretto, Vienna, Ghelen, 1759 (Madama Vezzosa)

60solo al proprio valore. All’Adria in seno
 un popolo d’eroi s’aduna e cangia
 in asilo di pace
 l’instabile elemento.
 Con cento ponti e cento
65le sparse isole unisce;
 colle moli impedisce
 all’ocean la libertà dell’onde.
 E intanto su le sponde
 stupido resta il pellegrin che vede
70di marmi adorne e gravi
 sorger le mura, ove ondeggiar le navi.
 VALENTINIANO
 Chi mai non sa qual sia
 d’Antenore la prole? È noto a noi
 che, più saggia d’ogni altro,
75alle prime scintille
 dell’incendio crudel ch’Attila accese,
 lasciò i campi e le ville
 e in grembo al mar la libertà difese.
 So già quant’aria ingombra
80la novella cittade; e volgo in mente
 qual può sperarsi adulta,
 se nascente è così.
 EZIO
                                    Cesare, io veggo
 i semi in lei delle future imprese.
 Già s’avvezza a regnar. Sudditi i mari
85temeranno i suoi cenni. Argine all’ire
 sarà de’ regi; e porterà felice,
 con mille vele e mille aperte al vento,
 ai tiranni dell’Asia alto spavento.
 VALENTINIANO
 Gli auguri fortunati
90secondi il ciel. Fra queste braccia intanto (Scende dal trono)
 tu del cadente impero e mio sostegno
 prendi d’amore un pegno. A te non posso
 offrir che i doni tuoi. Serbami, amico,
 quei doni istessi; e sappi
95che fra gli acquisti miei
 il più nobile acquisto, Ezio, tu sei.
 
    Se tu la reggi al volo,
 su la tarpea pendice
 l’aquila vincitrice
100sempre tornar vedrò.
 
    Breve sarà per lei
 tutto il cammin del sole;
 e allora i regni miei
 col ciel dividerò. (Parte con Varo e pretoriani)
 
 SCENA III
 
 EZIO, MASSIMO e poi FULVIA con paggi ed alcuni schiavi
 
 MASSIMO
105Ezio, donasti assai
 alla gloria e al dover; qualche momento
 concedi all’amistà; lascia ch’io stringa