La favola de’ tre gobbi, libretto, Praga, Pruscha, [1760] (Madama Vezzosa)

 VALENTINIANO
 Ezio sappia ch’io bramo
380seco parlar, che qui l’attendo. (Ad una comparsa che, ricevuto l’ordine, parte) Amico,
 comincia ad adombrarmi
 la gloria di costui. Ciascun mi parla
 delle conquiste sue; Roma lo chiama
 il suo liberatore; egli sé stesso
385troppo conosce. Assicurarmi io deggio
 della sua fedeltà. Voglio d’Onoria
 al talamo innalzarlo, acciò che sia
 suo premio il nodo e sicurezza mia.
 MASSIMO
 Veramente per lui giunge all’eccesso
390l’idolatria del volgo. Omai si scorda
 quasi del suo sovrano;
 e un suo cenno potria...
 Basta, credo che sia
 Ezio fedele e il dubitarne è vano;
395se però tal non fosse, a me parrebbe
 mal sicuro riparo
 tanto innalzarlo.
 VALENTINIANO
                                 Un sì gran dono ammorza
 l’ambizion d’un’alma.
 MASSIMO
                                           Anzi l’accende.
 Quando è vasto l’incendio, è l’onda istessa
400alimento alla fiamma.
 VALENTINIANO
                                           E come io spero
 sicurezza miglior? Vuoi ch’io m’impegni
 su l’orme de’ tiranni e ch’io divenga
 all’odio universale oggetto e segno?
 MASSIMO
 La prima arte del regno
405è il soffrir l’odio altrui. Giova al regnante
 più l’odio che l’amor. Con chi l’offende
 ha più ragion d’esercitar l’impero.
 VALENTINIANO
 Massimo, non è vero.
 Chi fa troppo temersi
410teme l’altrui timor. Tutti gli estremi
 confinano fra loro. Un dì potrebbe
 il volgo contumace
 per soverchio timor rendersi audace.
 MASSIMO
 Signor, meglio d’ogni altro
415sai l’arte di regnare. Hanno i monarchi
 un lume ignoto a noi. Parlai finora
 per zelo sol del tuo riposo; e volli
 rammentar che si deve
 ad un periglio opporsi infin che è lieve.
 
420   Se povero il ruscello
 mormora lento e basso,
 un ramoscello, un sasso
 quasi arrestar lo fa.
 
    Ma se alle sponde poi
425gonfio d’umor sovrasta,
 argine oppor non basta;
 e co’ ripari suoi
 torbido al mar sen va. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 VALENTINIANO, poi EZIO
 
 VALENTINIANO
 Del ciel felice dono
430sembra il regno a chi sta lunge dal trono;
 ma sembra il trono istesso
 dono infelice a chi gli sta dappresso.
 EZIO
 Eccomi al cenno tuo.
 VALENTINIANO
                                        Duce, un momento
 non posso tollerar d’esserti ingrato.
435Il Tebro vendicato,
 la mia grandezza, il mio riposo e tutto
 del senno tuo, del tuo valore è frutto.
 Se prodigo ti sono
 anche del soglio mio, rendo e non dono;
440onde in tanta ricchezza, allor che bramo
 ricompensare un vincitore amico,
 trovo, chi ’l crederia? ch’io son mendico.
 EZIO
 Signor, quando fra l’armi
 a pro di Roma, a pro di te sudai,
445nell’opra istessa io la mercé trovai.
 Che mi resta a bramar? L’amor d’Augusto
 quando ottener poss’io,
 basta questo al mio cor.
 VALENTINIANO
                                              Non basta al mio.
 Vuo’ che il mondo conosca
450che, se premiarti appieno
 Cesare non poté, tentollo almeno.
 Ezio, il cesareo sangue
 s’unisca al tuo. D’affetto
 darti pegno maggior non posso mai.
455Sposo d’Onoria al nuovo dì sarai.
 EZIO
 (Che ascolto!)
 VALENTINIANO
                             Non rispondi?
 EZIO
                                                          Onor sì grande
 mi sorprende a ragion. D’Onoria il grado
 chiede un re, chiede un trono;
 ed io regni non ho, suddito io sono.
 VALENTINIANO
460Ma un suddito tuo pari
 è maggior d’ogni re. Se non possiedi,
 tu doni i regni; e il possederli è caso;
 il donarli è virtù.
 EZIO
                                  La tua germana,
 signor, deve alla terra
465progenie di monarchi; e meco unita
 vassalli produrrà. Sai che con questi
 ineguali imenei
 ella a me scende, io non m’innalzo a lei.
 VALENTINIANO
 Il mondo e la germana
470nell’illustre imeneo punto non perde;
 e se perdesse ancor, quando all’imprese
 d’un eroe corrispondo,
 non può lagnarsi e la germana e il mondo.
 EZIO
 No, consentir non deggio
475che comparisca Augusto,
 per esser grato ad uno, a tanti ingiusto.
 VALENTINIANO
 Duce, fra noi si parli
 con franchezza una volta. Il tuo rispetto
 è un pretesto al rifiuto. Alfin che brami?
480Forse è picciolo il dono? O vuoi per sempre
 Cesare debitor? Superbo al paro
 di chi troppo richiede
 è colui che ricusa ogni mercede.
 EZIO
 E ben, la tua franchezza
485sia d’esempio alla mia. Signor, tu credi
 premiarmi e mi punisci.
 VALENTINIANO
                                                Io non sapea
 che a te fosse castigo
 una sposa germana al tuo regnante.
 EZIO
 Non è gran premio a chi d’un’altra è amante.
 VALENTINIANO
490Dov’è questa beltà che tanto indietro
 lascia il merto d’Onoria? È a me soggetta?
 Onora i regni miei? Stringer vogl’io
 queste illustri catene.
 Spiegami il nome suo.
 EZIO
                                            Fulvia è il mio bene.
 VALENTINIANO
495Fulvia!
 EZIO
                 Appunto. (Si turba).
 VALENTINIANO
                                                        (Oh sorte!) Ed ella
 sa l’amor tuo?
 EZIO
                             Nol credo.
 (Contro lei non s’irriti).
 VALENTINIANO
                                              Il suo consenso
 prima ottener procura;
 vedi se tel contrasta.
 EZIO
500Quello sarà mia cura; il tuo mi basta.
 VALENTINIANO
 Ma potrebbe altro amante
 ragione aver sopra gli affetti suoi.
 EZIO
 Dubitarne non puoi. Dov’è chi ardisca
 involar temerario una mercede
505alla man che di Roma il giogo scosse?
 Costui non veggo.
 VALENTINIANO
                                   E se costui vi fosse?
 EZIO
 Vedria ch’Ezio difende
 gli affetti suoi come gl’imperi altrui;
 temer dovrebbe...
 VALENTINIANO
                                    E se foss’io costui?
 EZIO
510Saria più grande il dono,
 se costasse uno sforzo al cor d’Augusto.
 VALENTINIANO
 Ma non chiede un vassallo al suo sovrano
 uno sforzo in mercede.
 EZIO
 Ma Cesare è il sovrano; Ezio lo chiede;
515Ezio che fin ad ora
 senza premio servì; Cesare a cui
 è noto il suo dover, che i suoi riposi
 sa che gode per me, che al voler mio
 quando il soglio abbandona
520sa che rende, e non dona, e che un momento
 non prova fortunato
 per tema sol di comparirmi ingrato.
 VALENTINIANO
 (Temerario!) Credea
 nel rammentare io stesso i merti tuoi
525di scemartene il peso.
 EZIO
                                           Io li rammento,
 quando in premio pretendo...
 VALENTINIANO
 Non più; dicesti assai; tutto comprendo.
 
    So chi t’accese;
 basta per ora.
530Cesare intese;