La favola de’ tre gobbi, libretto, Gotha, Reiher, [1767] (Li tre gobbi o sia Gli amori di madama Vezzosa)

 lo strepito guerrier.
 
1705   Che fo? Si vada e sia
 stimolo all’alma mia
 il debito d’amico,
 di suddito il dover. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 Si vedono scendere dal Campidoglio combattendo le guardie imperiali coi sollevati. Siegue zuffa, la quale terminata, esce VALENTINIANO senza manto, con ispada rotta, difendendosi da due congiurati, e poi MASSIMO colla spada alla mano, indi FULVIA
 
 VALENTINIANO
 Ah traditori! Amico, (A Massimo)
1710soccorri il tuo signor.
 MASSIMO
                                         Fermate. Io voglio
 il tiranno svenar.
 FULVIA
                                  Padre, che fai? (Fulvia si frappone)
 MASSIMO
 Punisco un empio.
 VALENTINIANO
                                     È questa
 di Massimo la fede?
 MASSIMO
                                        Assai finora
 finsi con te. Se il mio comando Emilio
1715mal eseguì, per questa man cadrai.
 VALENTINIANO
 Ah iniquo!
 FULVIA
                       Al sen d’Augusto
 non passerà quel ferro,
 se me di vita il genitor non priva.
 MASSIMO
 Cesare morirà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 EZIO e VARO con ispade nude, popolo e soldati, indi ONORIA, e detti
 
 EZIO e VARO
                               Cesare viva.
 FULVIA
1720Ezio!
 VALENTINIANO
             Che veggo!
 MASSIMO
                                    Oh sorte! (Getta la spada)
 ONORIA
                                                        È salvo Augusto?
 VALENTINIANO
 Vedi chi mi salvò! (Accenna Ezio)
 ONORIA
                                     Duce, qual nume
 ebbe cura di te? (Ad Ezio)
 EZIO
                                  Di Varo amico
 il zelo e la pietà.
 VALENTINIANO
                                Come?
 VARO
                                                Eseguita
 finsi di lui la morte; io t’ingannai;
1725ma in Ezio il tuo liberator serbai.
 FULVIA
 Provvida infedeltà!
 EZIO
                                      Permette il cielo
 che tu debba i tuoi giorni,
 Cesare, a questa mano
 che credesti infedel. Vivi; io non curo
1730maggior trionfo; e se ti resta ancora
 per me qualche dubbiezza in mente accolta,
 eccomi prigioniero un’altra volta.
 VALENTINIANO
 Anima grande, eguale
 solamente a te stessa! In questo seno
1735della mia tenerezza,
 del pentimento mio ricevi un pegno;
 eccoti la tua sposa. Onoria al nodo
 d’Attila si prepari; io so che lieta
 la tua man generosa a Fulvia cede.
 ONORIA
1740È poco il sacrificio a tanta fede.
 EZIO
 Oh contento!
 FULVIA
                           Oh piacer!
 EZIO
                                                 Concedi, Augusto,
 la salvezza di Varo,
 di Massimo la vita ai nostri prieghi.
 VALENTINIANO
 A tanto intercessor nulla si nieghi.
 CORO
 
1745   Della vita nel dubbio cammino
 si smarrisce l’umano pensier.
 
    L’innocenza è quell’astro divino
 che rischiara fra l’ombre il sentier.
 
 FINE
 
 
 
 LA FAVOLA DE’ TRE GOBBI
 
 
    Intermezzo per musica da cantarsi nel teatro Giustinian di San Moisè nel carnovale dell’anno 1749.
    In Venezia, MDCCXLIX, appresso Modesto Fenzo, con licenza de’ superiori.
 
 
 ATTORI
 
 MADAMA VEZZOSA
 (la signora Maria Angela Paganini)
 IL MARCHESE PARPAGNACCO
 (il signor Carlo Paganini)
 IL CONTE BELLAVITA
 (il signor Francesco Carattoli)
 IL BARON MACACCO TARTAGLIA
 (il signor Giuseppe Cosimi)
 
 
 Amico lettore,
    la mia benemerita signora nonna, quand’io ero bambino, mi raccontava delle novelle, o siano fole, che in veneziano si dicon fiabe. Fra l’altre mi raccontò parecchie volte quella bellissima dei tre gobbi che poi mi è sempre restata in mente e che ora ho scelta per argomento del presente intermezzo. Questa novella, o sia fiaba, dovrebb’essere a tutti nota, poiché quasi da tutti si rammemora allora specialmente che, non avendo in pronto materia su cui ragionare, suol dirsi: «Raccontiamoci quella delli tre gobbi». Ciò nonnostante non essendo ella stata in que’ tempi da verun valente uomo a perpetua memoria scritta e registrata, si è quasi smarrita la tradizione, conservata felicemente dalla mia sudetta signora nonna. Vi è chi ha preteso di ravvivarla nelle Novelle arabe ma quella non è la legitima, mentre, molto prima che uscissero alla luce tali novelle, passava per bocca delle donne e dei bambini la favola dei tre gobbi. Mi diceva dunque la buona vecchia così: «Era una volta una certa donna, chiamata Vezzosa, della quale erano innamorati tre gobbi; e così...» Ma che occorre che mi vada faticando a nararla in prosa, s’ella è già scritta in versi. Chi vuol sapere la favola dei tre gobbi legga il mio intermezzo; e chi non crede che questa sia la vera esca fuori con altra tradizione tanto autentica quanto la mia e mi rimproveri di mendace. Tre gobbi innamorati di una donna! Oh bella favola! Una donna adesca tre uomini! Oh bella istoria!
 
 
 PARTE PRIMA
 
 Camera con due porte.
 
 Madama VEZZOSA con un servitore
 
 MADAMA
 
    Sì lo so, non replicar,
 tutti muoiono per me;
 poverini! Sai perché?
 
    Perch’io sono la Vezzosa,