La favola de’ tre gobbi, libretto, Venezia, Savioli, 1770

 che s’accosta di molto alla beltà.
 Circa la grazia poi, non fo per dire,
 osservi la presenza.
 Col piè sempre in cadenza,
220nelle braccia grazioso,
 nel gestir manieroso,
 si può dire ch’io sia cosa compita.
 E poi che serve? Il conte Bellavita.
 
    Veda che garbo,
225veda che brio,
 tutto son io
 grazia e beltà.
 
    Io con le dame
 son tutto amore,
230son l’amorino,
 caro, carino,
 son per le donne
 tutto bontà.
 
    Ma a chi m’offende
235sono terribile,
 con braccio orribile,
 con luci irate
 tiro stoccate
 di qua, di là.
 
240   Fatene stima,
 non mi lasciate,
 se voi bramate
 d’esser felice;
 ognun mi dice
245ch’io sono bello,
 che io sono quello