Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA PRIMA
 
 Campo di battaglia su le rive dell’Idaspe. Tende, carri roversciati, soldati dispersi, armi, insegne ed altri avanzi dell’esercito di Poro disfatto da Alessandro. Terminata la sinfonia, s’ode strepito d’armi e d’istromenti militari; nell’alzar della tenda soldati che fuggono.
 
 PORO, indi GANDARTE, con spade nude
 
 PORO
 Fermatevi, codardi. Ah con la fuga
 mal si compra una vita. A chi raggiono?
 Non ha legge il timor. La mia sventura
 i più forti avvilisce, io lo ravviso.
5Le calpestate insegne,
 le lacere bandiere
 l’armi disperse, il sangue e tanti e tanti
 avanzi dell’insana
 licenza militar tolgono il velo
10a tutto il mio destino. È dunque in cielo
 sì temuto Alessandro
 che a suo favor può fare ingiusti i numi?
 Ah si mora; e si scemi
 della spoglia più grande
15il trionfo a costui. Già visse assai,
 chi libero morì (In atto di uccidersi)
 GANDARTE
                                Mio re che fai? (Getta la spada)
 PORO
 Involo, amico, un infelice oggetto
 all’ira degli dei.
 GANDARTE
                                Chi sa, vi resta
 qualche nume per noi. Mai non si perde
20l’arbitrio di morir: né forse a caso
 fra l’ire tue ti rispettò fortuna.
 Vivi alla tua vendetta.
 A Cleofide vivi.
 PORO
                               Oh dio, quel nome
 fra l’ardor dello sdegno,
25di geloso veleno il cor m’agghiaccia.
 Ah l’adora Alessandro!
 GANDARTE
 E Poro l’abbandona?
 PORO
 No, no, gli si contenda (Ripone la spada nel fodero)
 l’acquisto di quel core
30fino all’ultimo dì...
 GANDARTE
                                     Fuggi, o signore.
 Stuol nemico s’avanza.
 ORO
                                            A tal difesa
 Inesperto sarei.
 GANDARTE
 Celati almen.
 PORO
                            Palese
 mi sarebbe lo sdegno.
 GANDARTE
                                           Oh dei! S’appressa
35la schiera ostil... Prendi e il real tuo serto (Si leva il cimiero)
 sollecito mi porgi. Almen s’inganni
 il nemico così.
 PORO
                             Ma il tuo periglio?
 GANDARTE
 È periglio privato: in me non perde
 l’India il suo difensor.
 PORO
                                           Pietosi dei!
40Voi mi togliete poco,
 riserbandomi in lui
 sì bella fedeltà. Cinga il mio serto (Si leva il cimiero proprio e lo pone sul capo a Gandarte)
 quella onorata fronte
 degna di possederlo
45e sia presagio
 di grandezze future. (Prende il cimiero di Gandarte e se lo pone sul capo)
 GANDARTE
 Ma porti sol con sé le tue sventure. (Gandarte riprende la spada che aveva gettata e parte)