La fenice sul rogo o vero La morte di San Giuseppe, partitura ms. US-NHub

155   Se... senta, Ve... Vezzosa be... bella,
 per le... lei in me... me... mezzo al co... core
 d’amo... mo... more la ta... tarantella
 m’ha m’ha fa... fa... fatto un pi... pi... pizzicore
 che lo fa sa... sa... salticchiar.
 
 MADAMA
160Caro signor Macacco,
 quando lei fosse sposo,
 sarebbe poi geloso?
 MACACCO
                                       Pe... pensate,
 vorrei che la mia sposa
 fosse co... co... co... co... corteggiata
165e spiritosa va... va... vagheggiata.
 MADAMA
 Non vi saria pericolo
 che gli facesse torto,
 poiché più bel di lei
 che si trovi nel mondo io non saprei.
 MACACCO
170Io sono ben fa... fatto,
 son be... be... be... be... bello in conclusione
 e non son un mi... mi... mi... mi... minchione.
 MADAMA
 (Che faccia di ca... ca... ca... ca... castrone). (Viene la donzella)
 Mi permettete? (A Macacco)
 MACACCO
                                 Sì sì, signora sì.
 MADAMA
175Oh questa è bella affé.
 Se quest’altro sen vien saranno tre.
 (Sì sì, veng’ancor lui,
 soggezion non mi prendo di costui). (Parte la donzella)
 Giacché non è geloso,
180caro signor barone,
 con buona permissione
 un altro cavalier vuol visitarmi,
 onde la prego in libertà lasciarmi.
 MACACCO
 Fa... fa... fa... fa... fate pure,
185so anch’i... ch’io la usanza,
 mi mi mi riti... tiro in questa stanza.
 MADAMA
 Questo sarebbe il caso (Entra in un’altra camera)
 per una cui piacesse
 di vivere al gran mondo,
190ha la vita piegata e il capo tondo. (Viene il conte Bellavita)
 IL CONTE
 Permetta, anzi conceda
 che prostrato si veda
 il prototipo ver de’ rispettosi,
 l’infimo de’ suoi servi generosi.
 MADAMA
195Son sua serva obbligata.
 IL CONTE
 La fama ha publicato
 i pregi vostri con eroica tromba;
 l’eco intorno rimbomba
 il nome espressamente
200di madama Vezzosa alto e potente.
 MADAMA
 Sempre serva di lei.
 IL CONTE
 Ed io pur bramerei,
 anzi sospirerei,
 benché il merito mio sia circonscritto,
205nel ruolo de’ suoi servi esser descritto.
 MADAMA
 Anzi de’ miei padroni.
 IL CONTE
 Ah madama, perdoni
 se tracotante, ardito,
 gli porgo il dolce invito
210d’esiger il favor alto e sovrano
 di poterle baciar la bianca mano.
 MADAMA
 (Non vuo’ di divertirmi
 perder la congiuntura
 con questa original caricatura). (Gli dà a baciar la mano)
215Si accomodi.
 IL CONTE
                           La fama
 poco disse finor di voi parlando,
 voi cantando, esaltando,
 veggo più, veggo molto
 in quell’amabil volto
220che con raggi di placido splendore
 spiega l’idea del liberal suo core.
 MADAMA
 Signor, lei mi confonde,
 vorrei dir ma non so;
 per andare alla breve, io tacerò.
 IL CONTE
225Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace. Ella tacendo,
 col muto favellar va rispondendo;
 ed io, che tutto intendo,
 il genio suo comprendo;
230ella vuol favorirmi ed io m’arrendo;
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 MADAMA
 Non ne dica di più, lo so, lo credo,
 lo capisco, lo vedo.
 Lei è tutto ben fatto;
235lei è tutto gentil. (Lei è un bel matto).
 IL CONTE
 Cosa dite, madama,
 che io inteso non ho?
 MADAMA
                                         Ah!
 IL CONTE
 Ma cos’è quel sospiro?
 MADAMA
                                            Io non lo so.
 
    Che posso dirvi, oh dio!
240Altro non so dir io,
 che un certo palpitare
 mi toglie il respirare.
 Lei, ch’è in amor perfetto,
 intender lo potrà.
245Ma perché poi furbetto
 fingere vuol con me?
 
    Il merlotto già crede
 ch’io voglia amarlo;
 ma voglio burlarlo,
250ch’io non mel sogno affé.
 
 IL CONTE
 Senta, signora mia, per dire il vero,
 io son un cavaliero,
 ameno e disinvolto,
 se lei mi osserva in volto,
255un certo non so che vi vederà
 che s’accosta di molto alla beltà.
 Circa la grazia poi, non fo per dire,
 osservi la presenza,
 col piè sempre in cadenza;
260nelle braccia grazioso,
 nel gestir manieroso,
 si può dire ch’io sia cosa compita;
 e poi che serve? Il conte Bellavita.
 MADAMA
 Già si sa, già si vede,
265la sua vita ben fatta è cosa rara.
 Vezzi e grazie da lei ciascuno impara.
 Ella con favorirmi mi fa onore,
 cirimonie non fo, son di buon cuore.
 IL CONTE
 Viva il bon cor. Anch’io l’affettazione
270odio nelle persone;
 parlar mi piace natural affatto,
 perciò dal seno estratto
 il più divoto e caldo sentimento,
 trabocca dalle labbra il mio contento.
 
275   Mi guardi in volto,
 guardi che brio,
 tutto son io
 grazia e beltà.
 
    Con le madame
280piango e sospiro.
 Con chi mi offende
 sbuffo e deliro;
 l’aria da nobile
 bene mi sta.
 
 MADAMA
285Non si stia a faticare,
 sempre meno dirà di quel che appare;
 ma, se tanto è grazioso,
 sarà anco generoso.
 IL CONTE
                                      E cosa importa?
 Dov’è grazia e beltà,
290non si ricerca generosità.
 MADAMA
 Signor, lei mi perdoni, in questo sbaglia.
 Un amante, ancorché bello e grazioso,
 quando si mostra avaro,
 alla donna non puol esser mai caro.
 IL CONTE
295Dunque con i miei vezzi
 io non posso da voi sperar affetto?
 MADAMA
 Per me, vi parlo schietto,
 se mi volete innamorar da buono,
 fate che dell’argento io senta il suono.
 IL CONTE
300Sarà dunque un amor interessato.
 MADAMA
 Sarà l’amor che dalle donne è usato.
 IL CONTE
 Parmi di sentir gente.
 MADAMA
                                           Ah dite piano,
 poiché tengo un germano
 ch’è piuttosto cervello stravagante;
305se ci sente, vorrà far l’arrogante.
 IL CONTE
 Tiriamoci più in qua. Torniamo un poco
 al discorso di prima,
 per esempio, volendo
 darvi un segno d’amor, quest’orologio,
310dite, saria opportuno?
 MADAMA
 Ah sì, ne ho perso uno
 simile appunto a quello.
 IL CONTE
 Guardate con che grazia io vel presento.
 MADAMA
 Oh che grazia gentil! Siete un portento.
 IL CONTE
315Mi vorrete poi bene?
 MADAMA
                                         Uh tanto, tanto.
 IL CONTE
 Vi piace il volto mio?
 MADAMA
                                         Siete un incanto.
 IL CONTE
 
    Vezzosa gradita,
 mio dolce tesoro.