Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA II
 
 PORO, poi TIMAGENE con spada nuda e seguito de’ greci, indi ALESSANDRO
 
 PORO
 Invano, empia fortuna,
 il mio coraggio indebolir tu credi. (In atto di partire)
 TIMAGENE
50Guerrier, t'arresta e cedi
 quell'inutile acciaro. È più sicuro
 col vincitor pietoso inerme il vinto.
 PORO
 Pria di vincermi, oh quanto
 e di periglio e di sudor ti resta!
 TIMAGENE
55Su, Macedoni, a forza
 l'audace si disarmi. (Poro volendosi difendere gli cade la spada)
 PORO
                                        Ah stelle ingrate!
 Il ferro m'abbandona.
 ALESSANDRO
                                           Olà, fermate.
 Abbastanza finora
 versò d'indico sangue il greco acciaro.
60Tregua alle stragi. Aduna (A Timagene)
 le disperse falangi e in esse affrena
 di vincere il desio. Scema il soverchio
 uso della vittoria.
 Il merto al vincitor: ne' miei seguaci
65chiedo virtude alla fortuna uguale.
 TIMAGENE
 Il cenno eseguirò. (Parte)
 PORO
                                    (Questi è il rivale).
 ALESSANDRO
 Guerrier chi sei?
 PORO
                                  Se mi richiedi il nome,
 mi chiamo Asbite: se il natal, sul Gange
 io vidi il primo dì. Se poi ti piace
70saper le cure mie per genio antico
 son di Poro seguace e tuo nemico.
 ALESSANDRO
 (Come ardito ragiona!) E quali offese
 tu soffristi da me?
 PORO
                                     Quelle che soffre
 il resto della terra. E qual ragione
75a' regni dell'aurora
 guida Alessandro a disturbar la pace?
 Sono i figli di Giove
 inumani così? Che giova a noi
 l'essere ignoti? Hai tributario ormai
80il mondo in ogni loco,
 e tutto il mondo alla tua sete è poco.
 ALESSANDRO
 T'inganni Asbite. In ogni clima ignoto
 se pugnando m'aggiro, i regni altrui
 usurpar non pretendo. Io cerco solo
85per compire i miei fasti
 un'emula virtù che mi contrasti.
 PORO
 Forse in Poro l'avrai.
 ALESSANDRO
                                         Qual'è di Poro
 l'indole, il genio?
 PORO
                                  È degno
 d'un guerriero e d'un re.
 ALESSANDRO
                                                Quai sensi in lui
90destan le mie vittorie?
 PORO
 Invidia e non timor
 ALESSANDRO
                                       La sua sventura
 ancor non l'avvilisce?
 PORO
                                          Anzi, l'irrita
 E forte adesso a' patri numi ei giura
 d'involar quegli allori alle tue chiome,
95colà sull'are istesse,
 che 'l timor de' mortali offre al tuo nome.
 ALESSANDRO
 In India eroe sì grande
 è germoglio straniero. Errò natura
 nel produrlo all'Idaspe. In greca cuna
100d'esser nato il tuo re degno saria.
 PORO
 Credi dunque che sia
 il ciel di Macedonia
 sol fecondo d'eroi? Qui pur d'intende
 di gloria il nome e la virtù s'onora;
105ha gli Alessandri suoi l'Idaspe ancora.
 ALESSANDRO
 O coraggio sublime!
 O illustre fedeltà! Poro felice
 per sudditi sì grandi. Al tuo signore
 libero torna e digli
110che sol vinto si chiami
 dalla sorte o da me: l'antica pace
 poi torni a' regni suoi;
 altra ragion non mi riserbo in lui.
 PORO
 Se ambasciador mi vuoi
115di simili proposte,
 Poco opportuno ambasciador scegliesti.
 ALESSANDRO
 Generoso però. Libero il passo
 si lasci al prigionier. Ma il fianco illustre
 abbia il suo peso e non rimanga inerme.
120Prendi questa ch'io cingo (Si cava la spada per darla a Poro)
 ricca di Dario e preziosa spoglia
 e lei trattando il donator rammenta.
 Vanne e sappi frattanto
 per gloria tua ch'altro invidiar finora
125non seppe il mio pensiero
 che Asbite a Poro e ad Achille Omero.
 PORO
 Il dono accetto e ti diran fra poco (Prende la spada di Alessandro al quale una comparsa ne presenta subito un’altra)
 Mille e mille ferite
 qual uso a' danni tuoi ne faccia Asbite.
 
130   Vedrai con tuo periglio
 di questa spada il lampo
 come baleni in campo
 sul ciglio al donator.
 
    Conoscerai chi sono;
135ti pentirai del dono;
 ma sarà tardi allor. (Parte)