Il filosofo di campagna, libretto, Venezia, Fenzo, 1754

 quanto deve il mio cor).
 BARONE
                                              In che scompiglio (Tra di loro)
425questa donna ci ha messi.
 CONTE
 Son diavoli tutte.
 MADAMA
 Qui che concludo... Sì, non mi dispiace. (Pensosa)
 Ci vuol giudizio. All’arte, uno di essi
 voglio ingaggiar e voglio
430non perder l’altro. In queste
 mentite spoglie, ancor essi non sanno
 qual io mi sia. Tutto sperar mi giova.
 La fortuna ho con me. Dunque alla prova.
 Ebben son terminate
435le differenze vostre?
 BARONE
                                        Abbiamo concluso
 di rimetterci affatto al tuo giudizio.
 CONTE
 Tu delle nostre gare
 il giudice sarai.
 BARONE
                               L’offese, i torti...
 MADAMA
 Avrò tutto presente
440perché restin fra lor spente le liti
 e sian dal vostro cor gl’odi sbanditi.
 
    Ritornerà la calma
 all’agitato core,
 ad albergar nell’alma
445la pace tornerà.
 
    In dolce amor lo sdegno
 si cambierà nel petto,
 la gioia ed il diletto
 solo vi regnerà.
 
 BARONE
450(Respiro alquanto). Amabile signora...
 CONTE
 Generosa guerriera...
 BARONE
                                          Io debbo il primo
 i miei torri narrar. (Con sdegno)
 CONTE
                                      A me compete
 per nobiltà la precedenza.
 BARONE
                                                  Come
 non sai di quanti gradi...
 MADAMA
                                                Che pazienza.
455Si comincia da capo. Deh tacete.
 Delle vostre contese
 la ragion vi dirò, se m’ascoltate.
 BARONE
 Che, la sapete?
 CONTE