Il filosofo di campagna, libretto, Milano, Ghislandi, 1755

 MADAMA
                                                  Con licenza.
 Il barone Macacco
120mi viene a visitar? Non so che dire.
 Farlo indietro tornar non è creanza.
 Venga pur, ch’io l’attendo in questa stanza. (Donzella via)
 PARPAGNACCO
 Oh gioia mia diletta!
 MADAMA
 Son imbrogliata assai. Vien mio fratello,
125uomo senza cervello e assai manesco.
 Se vi vede con me, voi state fresco.
 PARPAGNACCO
 Dunque che deggio far?
 MADAMA
                                              Io vi consiglio
 per fuggir il periglio
 nascondervi colà.
 PARPAGNACCO
                                  Poi se mi trova?
 MADAMA
130Lasciate fare a me.
 Difendervi prometto.
 PARPAGNACCO
 Che mi spiani la gobba io già m’aspetto. (Si ritira)
 MADAMA
 Vi vuol un po’ d’ingegno
 a far l’amor con questo e con quell’altro.
135E vi vuol pronto labbro ed occhio scaltro. (Viene Macacco)
 MACACCO
 Ma... ma... ma... ma... madama
 vi chie... chiedo perdono.
 MADAMA
 Del barone Macacco io serva sono.
 MACACCO
 Co... co... co... cosa fate?
 MADAMA
140Io sto be... be... be... bene.
 MACACCO
 Non mi co... corbellate.
 MADAMA
 Pensi lei, signorsì;
 parlo anch’io qualche volta co... così.
 MACACCO
 Io son innamo... mo... mo... mo... morato
145di voi mia be... be... bella;
 viver non po... po... posso
 senza chieder aita
 da voi che che che siete la mia vita.
 MADAMA
 (Che ti venga la rabbia!
150Oh che bella figura!
 Questo può dirsi un mostro di natura).
 MACACCO
 Le raga... ga... ga... gazze
 mi co... co... corron dietro;
 vorrian che pa... pa... pa... pa... pazzamente
155le amassi; ma non fa... fa... fanno niente.
 
    Dolce stral del dio bambino,
 bel visino fresco e tondo,
 mappamondo del mio cor.
 
    Per te son qual navicella...
160No qual fiore in mezzo al prato.
 Meglio assai... qual tortorella...
 No... qual fiume che sboccato...
 Io non trovo un paralello
 per esprimere il flagello
165che di me fa il dio d’amor.
 
 MADAMA
 Caro signor Macacco,
 quand’ella fosse sposo,
 sarebbe poi geloso?
 MACACCO
                                       Pe... pensate.
 Vorrei che la mia sposa
170fosse co... corteggiata
 e spiritosa va... va... vagheggiata.
 MADAMA
 Non vi saria pericolo
 che le facesse torto,
 poiché più bel di lei
175che si trovi nel mondo io non saprei.
 MACACCO
 Io son ben fa... fa... fatto,
 son be... be... be... be... bello in conclusione
 e non sono un mi... mi... mi... mi... minchione.
 MADAMA
 (Che faccia di castrone!) (Vien la donzella)
180Mi permette?
 MACACCO
                             Sì sì, signora sì.
 MADAMA
 (Oh questa è bella affé;
 se quest’altro sen vien, saranno tre).
 Sì sì, venga ancor lui.
 Soggezion non mi prendo di costui. (Donzella via)
185Giacché non è geloso,
 caro signor barone,
 con buona permissione,
 un altro cavalier vuol visitarmi,
 onde la prego in libertà lasciarmi.
 MACACCO
190Fa... fa... fa... fate pur; so anch’io l’usanza.
 Io mi ritiro in que... que... questa stanza. (Si ritira)
 MADAMA
 Questo sarebbe il caso
 per una cui piacesse
 di vivere al gran mondo;
195ha la vita piegata e il capo tondo. (Viene Bellavita)
 BELLAVITA
 Al volto porporino
 di madama Vezzosa umil m’inchino.
 MADAMA
 Io dalle grazie sue resto stordita;
 e riverisco il conte Bellavita.
 BELLAVITA
200Permetta, anzi conceda
 che prostrato si veda
 il prototipo ver de’ rispettosi,
 l’infimo de’ suoi servi generosi.
 MADAMA
 Signor, lei mi confonde;
205vorrei dir ma non so.
 Per andar alla breve io tacerò.
 BELLAVITA
 Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace! Ella tacendo
 col muto favellar va rispondendo;
210ed io, che tutto intendo,
 il genio suo comprendo;
 ella vuol favorirmi ed io m’arrendo;
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 MADAMA
 Non ne dica di più; lo so, lo credo,
215lo capisco, lo vedo,
 ella è tutto ben fatto;
 ella è tutto gentil. (Ella è un bel matto).
 
    Nel mirar quel nero ciglio
 che fa guerra a più d’un cor,
220quell’occhietto vezzosetto
 con quel labbro di cinabbro
 dove scherza il dio d’amor,
 
    che diletto sento in petto!
 Nol provai giammai finor.
225(Se lo crede l’animale;
 quanto è matto in verità!)
 
 BELLAVITA
 Senta, signora mia; per dire il vero
 io sono un cavagliero
 ameno e disinvolto.