Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA XII
 
 Gran padiglione d’Alessandro vicino all’Idaspe con vista della reggia di Cleofide su l’altra sponda del fiume.
 
 ALESSANDRO con guardie dietro al padiglione e TIMAGENE
 
 ALESSANDRO
485Non condannarmi, amico,
 perché mesto mi vedi. Ha il mio dolore
 la sua ragion.
 TIMAGENE
                            Quando il timor non sia
 che manchi terra al tuo valore, ogni altra,
 perdonami, è leggiera. E quale impresa
490dubbia è per te che hai tanto mondo oppresso?
 ALESSANDRO
 L'impresa, oh dio, di soggiogar me stesso.
 TIMAGENE
 Che intendo!
 ALESSANDRO
                           Alla tua fede
 io svelo, o Timagene, il più geloso
 segreto del mio cor. Nol crederai;
495ama Alessandro e del suo cor trionfa
 Cleofide già vinta. Io non so dirti
 se combatté per lei
 il genio o la pietà. Senza difesa
 so ben che mi trovai
500nel momento primier ch'io la mirai.
 TIMAGENE
 Ella viene.
 ALESSANDRO
                       Oh cimento!
 TIMAGENE
                                                Eccoti in porto.
 Cleofide è tua preda,
 puoi domandarle amor.
 ALESSANDRO
                                              Tolgan gli dei
 che vinca amor, che sia
505la debolezza mia nota a costei.