Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA IX
 
 PORO e TIMAGENE
 
 PORO
 (Tenerezze ingegnose!)
 TIMAGENE
                                             Amico Asbite,
 siam pur soli una volta.
 PORO
                                             E con qual fronte
 mi chiami amico? Al mio signor prometti
925sedur parte de' Greci e poi l'inganni.
 TIMAGENE
 Non l'ingannai. Sedotti
 gli argiraspidi avea. Ma non so dirti
 se a caso, se avvertito,
 se protetto dal ciel, gli ordini usati
930cangiò al campo Alessandro; onde rimase
 ultima quella schiera
 che doveva al passaggio esser primiera.
 PORO
 Chi può di te fidarsi?
 TIMAGENE
                                          Io mille prove
 ti darò d'amistà. Va', la mia cura
935priggionier non t'arresta,
 libero sei; la prima prova è questa.
 PORO
 Ma come ad Alessandro
 discolperai...
 TIMAGENE
                           Questo è mio peso. A lui
 una fuga, una morte
940finger saprò. Frattanto
 sollecito, e nascosto
 tu ricerca di Poro e reca a lui (Cava un foglio)
 questo mio foglio. Un messaggier più fido
 non so trovar di te. Digli che in qesto
945vedrà le mie discolpe,
 vedrà le sue speranze... (Gli dà il foglio e parte)
 PORO
                                              Amico addio.
 Da' legami disciolto
 l'impeto già de' miei furori ascolto.
 
    Destrier, che all'armi usato
950fuggì dal chiuso albergo,
 scorre la selva, il prato,
 agita il crin sul tergo
 e fa co' suoi nitriti
 le valli risuonar.
 
955   Ed ogni suon che ascolta
 crede che sia la voce
 del cavalier feroce
 che l'anima a pugnar. (Parte)