Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA XI
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Per salvarti, o regina,
975tentai frenar, ma invano,
 d'un campo vincitor l'impeto insano.
 Non intende, non ode,
 non conosce ragion. La rea ti crede
 e minacciando il sangue tuo richiede.
 CLEOFIDE
980Abbialo pur. Dell'innocenza oppressa
 né l'esempio primiero
 né l'ultimo sarò. Vittima io vado
 volontaria ad offrirmi. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                             Eh no, t'arresta.
 Non soffrirò che sia
985oppressa in faccia mia
 Cleofide così. Mi resta ancora
 una via di salvarti. In te rispetti
 ogni schiera orgogliosa
 una parte di me. Sarai mia sposa.
 CLEOFIDE
990Io sposa d'Alessandro?
 Che ascolto mai!
 ALESSANDRO
                                 Di questa, agli occhi altrui
 forse dubbia, pietà la gloria mia
 si risente gelosa e basta appena,
 regina, il tuo periglio,
995perché ceda il mio core a tal consiglio.
 CLEOFIDE
 (Che dirò!)
 ALESSANDRO
                        Non rispondi?
 CLEOFIDE
                                                     È grande il dono;
 ma il mio destin... la tua grandezza... Ah cerca
 un riparo migliore.
 ALESSANDRO
                                      E qual riparo,
 quando il campo ribelle
1000una vittima chiede?
 GANDARTE
                                        Eccola. (Scoprendosi ad Alessandro)
 CLEOFIDE
                                                       O stelle!
 ALESSANDRO
 Chi sei?
 GANDARTE
                   Poro son io.
 ALESSANDRO
                                           Come fra questi
 custoditi soggiorni
 giungesti a penetrar?
 GANDARTE
                                          Per via nascosa
 che 'l passaggio assicura
1005dalle sponde del fiume a queste mura.
 ALESSANDRO
 E ben che vuoi? Domandi
 pietà, perdono? O ad insultar ritorni
 l'infelice regina?
 GANDARTE
                                  A che mi vai
 rimproverando un disperato cenno
1010fra tumulti dell'armi, in mezzo all'ire
 mal concepito, mal inteso e forse
 crudelmente eseguito? È a me palese
 l'inumana richiesta
 del campo tuo, che lei vuol morta, e vengo
1015ad offrirmi per lei. Porto all'insana
 greca barbarie un regio capo in dono.
 Io la vittima sono,
 se il reo si chiede. Io meditai gl'inganni:
 in me punir dovete
1020l'insidie, i tradimenti.
 Son Cleofide e Asbite ambo innocenti.
 ALESSANDRO
 (O coraggio, o fortezza!)
 CLEOFIDE
 (O fede che innamora!)
 GANDARTE
 (Il mio re si difenda e poi si mora).
 ALESSANDRO
1025(E fia ver che mi vinca
 un barbaro in virtù!
 GANDARTE
                                        Che fai? Che pensi?
 Per disciogliere Asbite,
 per la vita di lei bastar ti deve
 ch'offra un monarca alle ferite il petto.
 ALESSANDRO
1030No, Poro, queste offerte io non accetto.
 Voglio...
 GANDARTE
                  Vuoi tutti estinti e ti compiaci
 che manchi ogni nemico...
 ALESSANDRO
                                                  Ascolta e taci.
 Teco libero Asbite
 ritorni, o Poro; e quell'istessa via,
1035che fra noi ti condusse,
 allo sdegno de' Greci anche t'involi.
 GANDARTE
 Ma qui frattanto infra i perigli avvolta
 Cleofide dovrà...
 ALESSANDRO
                                 Ma tutto ascolta.
 Cleofide è mia preda,
1040ritenerla dovrei. Potrei salvarla,
 senza renderla a te. Ma quando vieni
 ad offrirti in sua vece,
 la meritasti assai. Dall'atto illustre
 la tua grandezza e l'amor tuo comprendo,
1045onde a te (non so dirlo) a te la rendo.
 CLEOFIDE
 O clemenza!
 GANDARTE
                          O pietà!
 ALESSANDRO
                                            D'Asbite io volo
 a disciogliere i lacci. Andate amici,
 e serbatevi altrove a' dì felici.
 
    S'è ver che t'accendi (A Gandarte)
1050di nobili ardori,
 conserva, difendi
 la bella che adori
 e siegui ad amarla,
 ch'è degna d'amor.
 
1055   Di qualche mercede
 se indegno non sono,
 la man che lo diede
 rispetta nel dono.
 Non altro ti chiede
1060il tuo vincitor. (Parte)