Alessandro nell’Indie, libretto, Stoccarda, Cotta, 1760

 SCENA V
 
 ERISSENA, poi ALESSANDRO con due guardie
 
 ERISSENA
 Chi non avria creduto
 verace il suo dolore? Or va', ti fida
 di chi mostrò sì grande affanno. E noi
 ci lagneremo poi,
1255se non credon gli amanti
 alle nostre querele, a' nostri pianti?
 Ma ritorna Alessandro. O come in volto
 sembra sdegnato! Io tremo
 che non gli sia palese
1260quanto contien di Timagene il foglio.
 ALESSANDRO
 O temerario orgoglio!
 O infedeltà! Mai non avrei potuto
 figurarmi, Erissena,
 tanta perfidia.
 ERISSENA
                              (Ah di noi parla!) E quale
1265signore, è la cagion di tanto sdegno?
 ALESSANDRO
 L'odio, l'ardire indegno
 di chi dovrebbe a' benefici miei
 esser più grato.
 ERISSENA
                               (Ah che dirò!) Potresti...
 ALESSANDRO
 Olà, qui Timagene (Partono le guardie)
 ERISSENA
                                      Ei sol di tutto
1270è la prima cagione.
 ALESSANDRO
                                      Anzi avvertito
 da Timagene io fui.
 ERISSENA
                                       Che indegno! Accusa
 gl'altri del suo delitto. E Poro ed io
 signor, siamo innocenti. In questo foglio
 vedi l'autor del tradimento. (Gli dà il foglio)
1275Da un tuo guerrier che invano
 ricercando di Poro a me lo diede.
 (Celo il germano).
 ALESSANDRO
                                    A chi darò più fede?
 Parti Erissena.
 ERISSENA
                              Ah tu mi scacci. Io dunque
 teco perdei già di fedele il vanto?
 ALESSANDRO
1280Eh non dolerti tanto. Un dubbio alfine
 sicurezza non è.
 ERISSENA
                                Sì, ma quell'alme,
 cui nutrisce l'onor, la gloria accende,
 il dubbio ancor d'un tradimento offende. (Parte)