Il filosofo di campagna, libretto, Roma, Zempel, 1756 (Civitavecchia)

 SCENA V
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 DON TRITEMIO
635La riverisco etcaetera.
 Vada signor notaro al suo viaggio.
 RINALDO
 Ei va per ordin mio
 a prender altri fogli, altri capitoli,
 per provarvi di me lo stato e i titoli.
 DON TRITEMIO
640Sì sì, la vostra casa
 ricca, nobile, grande ognora fu.
 Credo quel che mi dite e ancora più.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
 mi credete voi degno?
 DON TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
645Le farò contradote.
 DON TRITEMIO
                                     Obligatissimo.
 RINALDO
 Me l'accordate voi?
 DON TRITEMIO
                                      Per verità
 v'è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 DON TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 DON TRITEMIO
                                                La figliuola.
 RINALDO
 D'Eugenia non pavento.
 DON TRITEMIO
650Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola,
 s'ella non fosse in caso
 del mio buon cor sarete persuaso.
 RINALDO
655Sì chiamatela pur, contento io sono;
 se da lei son escluso io vi perdono.
 DON TRITEMIO
 Bravo. Un uom di ragion si loda e stima.
 S'ella non puole, amici come prima. (Parte)