Il filosofo di campagna, libretto, Roma, Zempel, 1756 (Civitavecchia)

    L’ardor, che cresce in seno
 dolce mancar mi fa...
 pur vo’ ridirlo: io t’a...
 io t’amo, e mi moro.
 
295   Amando io vengo meno...
 né posso dirti più...
 Io t’amo, o mio Giesù,
 mio bel tesoro.
 
 SAN MICHELE
 Reina, il tuo Giuseppe
300in amabili ecclissi
 ai bei rai del Signor offusca i lumi.
 AMOR DIVINO
 Ed è quel suo pallor, ch’il volto adombra,
 un moribondo e debole splendore.
 MARIA SANTISSIMA
 Agonizza...
 AMOR DIVINO
                       vien meno,
 SAN MICHELE
                                              ed ecco more.
 
305   Potesse ogni mortale,
 con un deliquio uguale
 morir anch’ei così.
 
    Viver potessi in seno
 così d’amor ripieno
310com’egli, oh Dio, morì.
 
 MARIA SANTISSIMA
 Sacra Clizia amorosa
 vagheggia...
 AMOR DIVINO
                         anche recisa,
 MARIA SANTISSIMA
                                                   il vero sole.
 SAN MICHELE
 Fan le smorte viole
 sotto un ciglio seren l’orror gradito.
 MARIA SANTISSIMA
315Ed ecco io di mia mano
 chiudo i lumi al mio sposo,
 caro sposo diletto,
 ed io gli unisco ambe le palme al petto.
 TUTTI
 
    Se Giuseppe così more,
320di morir non ha timore
 chi servir sempre lo sa.
 
    Ei lo guida, ei lo difende
 dalle furie più tremende,
 e gl’impetra alfin pietà.
 
 Fine dell’oratorio
 
 
 LA MORTE DI SAN GIUSEPPE
 
    Oratorio a quattro La morte di San Giuseppe. Originale con violini, viola, oboè e corni da caccia.
 
 
 SAN MICHELE canto
 AMOR DIVINO canto
 MARIA SANTISSIMA alto
 SAN GIUSEPPE tenore
 
    Del signore Giovanni Battista Pergolese.
 
 
 PARTE PRIMA
 
 
 SAN MICHELE
 Tra l’angustie beate
 del tuo povero letto,
 quasi d’acceso rogo
 sui bei rami odorosi,
5già tra sacri profumi
 fortunata Fenice il sen consumi.
 Io ti vedo, o Giuseppe,
 ai rai del vero sole,
 all’adorato lume
10scioglierti in fiamme, e incenerir le piume.
 Intanto a le tranquille
 agonie del tuo core, ai dolci affanni
 qui resto in ammirar e i lumi e i vanni.
 
    Sono spirito immortale,
15io non so, che sia il morire,
 ma un sì dolce e bel languire
 già comincio ad ammirar.
 
    Sì, così infocate ho l’ale,
 così anch’io son tutto ardore,