Il filosofo di campagna, libretto, Venezia, Fenzo, 1756

 DON TRITEMIO
 Cospetto! Mi vien caldo.
 LA LENA
1520E l’altro, padron mio,
 è la vostra Lesbina con mio zio.
 DON TRITEMIO
 Come? Lesbina? Oimè; no non lo credo.
 LA LENA
 Eccoli tutti quattro.
 DON TRITEMIO
                                      Ahi! Cosa vedo?
 EUGENIA
 
    Ah genitor, perdono...
 
 RINALDO
 
1525Suocero, per pietà...
 
 LESBINA
 
    Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
 Quest’è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi scelerati,
 vi siete accomodati?
1530Senza la figlia mesto,
 senza la sposa resto.
 Che bella carità!
 
 LA LENA
 
    Quando di star vi preme
 con una sposa insieme,
1535ecco, per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
 per disperar colei,
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
1540sia per dispetto,
 amore al core
 piacer darà.
 
 
 Fine del dramma giocoso
 
 
 IL FILOSOFO DI CAMPAGNA
 
 
    Dramma giocoso per musica da rappresentarsi nel Regio Ducal teatro di Milano nell’autunno dell’anno 1755, dedicato a sua altezza serenissima il signor duca di Modena, amministratore e capitano generale della Lombardia austriaca, eccetera, eccetera, eccetera.
    In Milano, per Carlo Ghislandi, con licenza de’ superiori.
 
 Altezza serenissima,
    due stimoli efficacissimi ci hanno indotto a consagrare all’altezza vostra serenissima il presente giocoso dramma, l’uno si è il sapere il genio suo portato ad accogliere ed amare tutto ciò che la virtù e le bell’arti propongono all’animo per onesto e vantaggioso trattenimento, l’altro perché speriamo dalla benignità di vostra altezza serenissima il vantaggio d’una protezione che il ponga a coperto d’una rigorosa censura; ed in seguito siamo sicuri prenderà questo per la grandezza di chi lo protegge que’ vantaggi di stima che non potrà acquistare per l’innabilità di chi lo rappresenta. Queste considerazioni ci hanno fatto superare ogni altro riguardo che dovea rattenerci dal presentarci innanzi con sì picciolo e fiacco tributo. Confessiamo il vero all’altezza vostra serenissima che più volte peccammo di superbia in pensando a così grande elezione e ne andiamo tuttora così ambiziosi che le lingue de’ malevoli non ne potranno giugnere a tanto di farci pentire di una colpa sì bella.
    Restringeremo adonque queste righe ad una sola riverentissima supplica, acciocché si degni la magnanima generosità di vostra altezza serenissima aggradire questo nostro giusto dovere d’umilissima rassegnazione in testimonio di quell’ossequiosissimo rispetto che ne dà gloria nell’essere di vostra altezza serenissima umilissimi, divotissimi ed obligatissimi servidori.
 
    Francesco Caratoli e compagni
 
 
 PERSONAGGI
 
 PARTI SERIE
 
 EUGENIA figlia nobile di Tritemio
 (la signora Giovanna Baglioni)
 RINALDO gentiluomo amante d’Eugenia
 (la signora Violante Masi)
 
 PARTI BUFFE
 
 NARDO ricco contadino detto il Filosofo
 (il signor Francesco Baglioni)
 LESBINA cameriera in casa di don Tritemio
 (la signora Clementina Baglioni)
 DON TRITEMIO cittadino abitante in villa
 (il signor Francesco Coratoli)
 LENA nipote di Nardo
 (la signora Anna Zanini)
 CAPOCCHIO notaro della villa
 (il signor Giacomo Caldinelli)
 
    La musica è del signor Baldassare Galupi detto il Buranello.
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: giardino; bosco con casa rustica; camera con porte.
    Nell’atto secondo: camera; bosco con casa rustica; camera suddetta.
    Nell’atto terzo: bosco con casa rustica suddetta.
    Il vestiario è di nuova e ricca invenzione del signor Domenico Grazzioli detto Guastala veneto.
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino in casa di don Tritemio.
 
 EUGENIA con un ramo di gelsomini. LESBINA con una rosa in mano
 
 EUGENIA
 
    Candidetto gelsomino
 che sei vago in sul mattino,
 perderai, vicino a sera,
 la primiera tua beltà.
 
 LESBINA
 
5   Vaga rosa, onor de’ fiori,
 fresca piaci ed innamori
 ma vicino è il tuo flagello
 e il tuo bello sparirà.