Alessandro nell’Indie, libretto, Lisbona, Stamperia Reale, 1776

 SCENA XI
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Per salvarti, o regina,
 tentai frenar, ma invano,
 d'un campo vincitor l'impeto insano.
 Non intende, non ode,
670non conosce ragion. La rea ti crede
 e minacciando il sangue tuo richiede.
 Ma non temer; mi resta
 una via di salvarti. In te rispetti
 ogni schiera orgogliosa
675una parte di me; sarai mia sposa.
 CLEOFIDE
 Io sposa d'Alessandro! (Sorpresa)
 ALESSANDRO
 E qual'altro riparo,
 quando un campo ribelle
 una vittima chiede?
 GANDARTE
                                        Eccola. (Si palesa)
 CLEOFIDE
                                                       (Oh stelle!)
 ALESSANDRO
680Chi sei?
 GANDARTE
                   Poro son io.
 ALESSANDRO
 E ben che vuoi? Domandi
 pietà, perdono? O ad insultar ritorni
 l'infelice regina?
 GANDARTE
                                  A che mi vai
 rimproverando un disperato cenno,
685fra' tumulti dell'armi, in mezzo all'ire
 mal concepito, mal inteso e forse
 crudelmente eseguito?
 Io la vittima sono,
 se il reo si chiede; io meditai gl'inganni;
690in me punir dovete
 l'insidie, i tradimenti.
 Son Cleofide e Asbite ambo innocenti.
 ALESSANDRO
 (Oh coraggio! Oh fortezza!)
 CLEOFIDE
 (Oh fede che innamora!)
 GANDARTE
695(Il mio re si difenda e poi si mora).
 ALESSANDRO
 (E fia ver che mi vinca
 un barbaro in virtù! No). Poro ascolta.
 Col tuo fedele Asbite
 in libertà ti lascio.
 GANDARTE
700E Cleofide intanto...
 ALESSANDRO
 Cleofide è mia preda,
 ritenerla potrei; potrei salvarla
 senza renderla a te; ma quando vieni
 ad offrirti in sua vece,
705la meritasti assai. Dall'atto illustre
 la tua grandezza e l'amor tuo comprendo;
 onde a te (non so dirlo), a te la rendo.
 CLEOFIDE
 Oh clemenza!
 GANDARTE
                            Oh pietà!
 ALESSANDRO
                                                D'Asbite io volo
 a disciogliere i lacci. Andate, amici;
710e serbatevi altrove a' dì felici.
 
    S'è ver che t'accendi (A Gandarte)
 di nobili ardori,
 conserva, difendi
 la bella che adori
715e siegui ad amarla,
 ch'è degna d'amor.
 
    Di qualche mercede
 se indegno non sono,
 la man che lo diede
720rispetta nel dono.
 Non altro ti chiede
 il tuo vincitor. (Parte)