Il filosofo di campagna, libretto, Forlì, Barbiani, 1758

790Dunque già che lo sai tel dico anch’io;
 è questi il pensier mio.
 Doppo che tu sarai fatta la sposa
 anch’io mi sposerò questa fanciulla.
 Piangi? Sospiri? E non rispondi nulla?
795Son stanco di soffrirti.
 Oggi darai la man. S’ha da finire.
 Se sei pazza, non vo’ teco impazzire.
 EUGENIA
 Pazza a ragion mi chiama
 il genitor crudele
800se in faccia al mio fedele, al mio diletto,
 ho tradito l’affetto
 per celar follemente in sen l’arcano
 ed or mi lagno ed or sospiro invano.
 
    Misera a tante pene
805come resisto oh dio.
 Il crudo affanno mio
 ah tolerar non so.
 
    Dov’è l’amato bene?
 Dove s’asconde o cieli!
810Amor se non lo svelli
 più vivere non vuo’.
 
 SCENA XII
 
 NARDO suonando il chitarino
 
 NARDO
 
    Amor se vuoi così
 quel che tu vuoi farò.
 Io m’accompagnerò
815in pace e sanità
 ma la mia libertà
 perciò non perderò.
 Penare signor no;
 soffrir, gridar, oibò.
 
820   Voglio cantare;
 voglio sonare;
 voglio godere
 più che si può.
 
 RINALDO
 Galantuom siete voi
825quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
 Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
 Ditemi; è ver che voi
 aveste la parola
 da don Tritemio per la sua figliola?
 NARDO
830Sì signor l’ho avuta;
 la ragazza ho veduta,
 mi piace il viso bello
 e l’ho dato stamane anche l’anello.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
835recherà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
 Ancor nol so.
 RINALDO
                           Colpi, ferite e morte.
 NARDO
 Bagatelle signor. E su qual banco
 investita sarà padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro e il pagador son io.
 NARDO
840Buono; si può saper
 almen per cortesia
 perché vossignoria
 con generosità
 allo sposo vuol far tal carità?
 RINALDO
845Perché di don Tritemio
 amo anch’io la figliola,
 perché fu da lei stessa
 la sua fede promessa a me suo sposo,
 che le siete voi troppo odioso.
 NARDO
850Dite da ver?
 RINALDO
                          Non mentono i miei pari.
 NARDO
 E i pari miei non sanno
 per puntiglio sposar il lor malanno.
 Se la figlia vi vuol vi prenda pure;
 se mi burla e mi sprezza, io non ci penso,
855so anch’io con la ragion vincere il senso.
 Vi ringrazio d’avermi
 avvisato per tempo;
 ve la cedo signor per parte mia
 che già di donne non v’è carestia.
 RINALDO
860Ragionevole siete
 giustamente dal popolo stimato,
 filosofo chiamato con ragione
 superando sì presto la passione.
 Voi l’avete ceduta. A don Tritemio
865la cosa narrerò tutta com’è
 e se contrasta avrà da far con me.
 
 SCENA XIII
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO
 Pazzo sarei da vero,
 se a costo d’una lite,
 se a costo di temere anco la morte
870procurarmi volessi una consorte.
 Amo la vita assai;
 fugo se posso i guai.
 Bramo sempre la pace in casa mia
 e non intendo altra filosofia.
 LESBINA
875Sposo ben obbligata.
 M’avete regalata.
 Anch’io quando potrò
 qualche cosetta vi regalerò.
 NARDO
 No no figliola cara
880dispensatemi pur da tal finezza.
 Quando ho un poco di bene mi consolo
 ma quel poco di ben lo voglio solo.
 LESBINA
 Che dite? Io non v’intendo.
 NARDO
                                                    Chiaramente
 dunque mi spiegherò.
885Siete impegnata il so con altro amico
 e a me di voi non me ne importa un fico.
 LESBINA
 V’ingannate, lo giuro; e chi è codesto
 con cui da me si crede
 impegnata la fede?
 NARDO
                                      È un forastiero
890che mi par cavalliero,
 giovane, rissoluto, ardito e caldo.
 LESBINA
 (Ora intendo il mister; sarà Rinaldo).
 Credetemi v’inganna,
 vostra sono, il sarò, ve l’assicuro.
895A tutti i numi ’l giuro,
 non ho ad alcun l’amor mio promesso;
 son ragazza e ad amar comincio adesso.
 NARDO
 E pure in questo loco
 tutto amor, tutto foco
900sostenne il cavalliero