Il filosofo di campagna, libretto, Parma, Monti, 1758

 SCENA IV
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO e CAPOCCHIO notaro
 
 DON TRITEMIO
 Se denaro vorrà, ghe ne darò,
585purché sicuro sia con fondamento
 e che almeno mi paghi il sei per cento.
 Ma che vedo? È colui
 che mi ha chiesto la figlia. Or che pretende?
 Col notaro che vuol? Che far intende?
 RINALDO
590Compatite signor.
 DON TRITEMIO
                                    La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
 replicarvi l'incomodo. Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
595il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
 titoli, parentele e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco, signore,
 l'istromento rogato
600d'un ricco marchesato;
 ecco l'albero suo, da cui si vede
 che per retto camino
 vien l'origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh capperi; che vedo?
605Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
 come andiamo dal par con il denaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti. (A Capocchio)
 CAPOCCHIO
610Questi sono istrumenti
 di compre, di censi e di livelli,
 questi sono contratti buoni e belli. (Mostrando alcuni fogli a guisa d’istrumenti antichi)
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
615nel Cinquecento
 quattro valloni;
 anno millesimo
 una duchea.
 Milletrentesimo
620una contea.
 Emit etcaetera.
 
    Case e casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
625censi e cambiali.
 Sic etcaetera.
 Cum etcaetera. (Parte)