Il filosofo di campagna, libretto, San Pietroburgo, 1758

 DON TRITEMIO
                                                   È un po’ ritrosa.
 NARDO
 La fanciulla va ben sia vergognosa.
 DON TRITEMIO
 Disse niente? Parlò?
 NARDO
                                        Mi disse tanto
420che sperare mi fa d’essere amato.
 DON TRITEMIO
 È vero?
 NARDO
                  È ver.
 DON TRITEMIO
                                (Oh il ciel sia ringraziato).
 Ma perché se n’andò?
 NARDO
                                           Perché bel bello
 amor col suo martello
 il cor le inteneriva
425e n’aveva rossore.
 DON TRITEMIO
                                   E viva, e viva.
 Eugenia dove sei? Facciamo presto,
 concludiamo l’affar.
 NARDO
                                       Per me son lesto.
 DON TRITEMIO
 Chi è quella?
 NARDO
                           È mia nipote.
 
 SCENA XII
 
 LENA e detti e poi LESBINA
 
 NARDO
 Che volete vo’ qui?
 LENA
                                      Con sua licenza.
430Alla sposa vorrei far riverenza.
 DON TRITEMIO
 Ora la chiamerò.
 NARDO
 Concludiamo le nozze.
 DON TRITEMIO
                                           Io presto fo. (Parte)
 LENA
 Signor zio, com’è bella?
 NARDO
 La vedrai, è una stella.
 LENA
435È galante e graziosa?
 NARDO
 È galante e gentile ed amorosa.
 LENA
 Vi vorrà ben.
 NARDO
                           Si vede
 da un certo non so che
 che l’ha la madre sua fatta per me.
440Appena ci siam visti,
 un incognito amor di simpatia
 ha messo i nostri cuori in allegria.
 
    Son pien di giubbilo,
 ridente ho l’animo;
445nel sen mi palpita
 brillante il cuor.
 
 LENA
 
    Il vostro giubbilo
 nelle mie viscere
 risveglia ed agita
450novello amor.
 
 LESBINA
 
    Sposino amabile,
 per voi son misera,
 mi sento struggere
 dal dio d’amor.
 
 NARDO
 
455   Vieni al mio seno,
 sposina amabile.
 
 LENA
 
 Signora zia,
 a voi m’inchino. (A Lesbina)
 
 A TRE
 
 Dolce destino,
460felice amor!