Il filosofo di campagna, libretto, San Pietroburgo, 1758

 EUGENIA
 Tu m’imbrogli, Lesbina, e non vorrei...
 LESBINA
 Se de’ consigli miei
 vi volete servir, per voi qui sono,
520quando no, vel protesto, io v’abbandono.
 EUGENIA
 Deh non m’abbandonare. Ordina, imponi.
 Senza cercar ragioni
 lo farò ciecamente;
 ti sarò, non temer, sempre obbediente.
 LESBINA
525Quest’anello tenete,
 quel che seguì sapete
 e quel che seguirà
 regola in avvenir ci porgerà.
 EUGENIA
 Ecco mio padre.
 LESBINA
                                 Presto
530ponetevelo al dito.
 EUGENIA
 Una sposa son io senza marito.
 
 SCENA II
 
 DON TRITEMIO e dette
 
 DON TRITEMIO
 A che giuoco giuochiamo?
 Corro, ti cerco e chiamo,
 mi fuggi e non rispondi?
535Quando vengo da te perché t’ascondi?
 EUGENIA
 Perdonate signor.
 LESBINA
                                   La poveretta
 è un pochin ritrosetta.
 DON TRITEMIO
                                           Oh bella affé!
 Si vergogna di me, poi collo sposo
 il suo cuore non è più vergognoso.
 LESBINA
540Vi stupite di ciò? Si vedon spesso
 simili meraviglie.
 Soglian tutte le figlie,
 ch’ardono in sen d’amore,
 la modestia affettar col genitore.
 DON TRITEMIO
545Basta, veniamo al fatto. È ver che avesti
 dallo sposo l’anello?
 LESBINA
                                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
 Parlo teco, rispondi.
 EUGENIA
                                       Eccolo qui.
 DON TRITEMIO
 Capperi, è bello assai.
 Non mi credeva mai
550che Nardo avesse di tai gioie in dito.
 Vedi se t’ho trovato un buon marito.
 EUGENIA
 (Misera me, se tal mi fosse).
 DON TRITEMIO
                                                      O via,
 cotesta ritrosia scaccia dal petto;
 queste smorfie oramai mi fan dispetto.
 LESBINA
555Amabile sposina,
 mostrate la bocchina un po’ ridente.
 EUGENIA
 Qualche volta Lesbina è impertinente.
 DON TRITEMIO
 È picchiato mi par.
 LESBINA
                                      Vedrò chi sia.
 Ehi badate non far qualche pazzia. (Piano a Eugenia e parte)
 
 SCENA III
 
 EUGENIA, DON TRITEMIO e poi LESBINA
 
 EUGENIA
560(È molto s’io resisto).
 DON TRITEMIO
 Affé non ho mai visto
 una donna di te più scimunita.
 Figlia che si marita
 vuol esser lieta, al suo gioir condotta,
565e tu stai sì che sembri una marmotta.
 EUGENIA
 Che volete ch’io dica?
 DON TRITEMIO
                                          Parla o taci,
 non me n’importa più.
 Sposati e in avvenir pensaci tu.
 LESBINA
 Fra poco un cavaliere
570e il notar della villa in compagnia
 saranno a riverir vosignoria.
 DON TRITEMIO
 Vengono. (Col notaro!
 Qualchedun che bisogno ha di denaro).
 LESBINA
 È Rinaldo, padrona. Io vi consiglio (Piano a Eugenia)
575d’evitare il periglio.
 EUGENIA
                                       Andiam, Lesbina.
 Con licenza. (A don Tritemio)
 DON TRITEMIO
                          Va’ pure.
 EUGENIA
                                             (Ahi me meschina!)