Il filosofo di campagna, libretto, Bruxelles, 1759 (Il tutore burlato)

 RINALDO
 Sciocca ragione indegna
 d’anima vil dell’onestà nemica
190ma non vuo’ che si dica
 ch’io soffra un tale insulto,
 ch’io debba andar villanamente inulto.
 O Eugenia sarà mia
 o tu, padre inumano,
195ti pentirai del tuo costume insano.
 
    Taci, amor, nel sen mio,
 finché parla il giusto sdegno;
 o prendete ambi l’impegno
 i miei torti a vendicar.
 
200   Fido amante, è ver, son io;
 ogni duol soffrir saprei
 ma il mio ben non soffrirei
 con viltade abbandonar. (Parte)
 
 SCENA V
 
 Campagna con casa rustica.
 
 NARDO esce di casa con una verga accompagnato da alcuni villani
 
 NARDO
 
    Al lavoro, alla campagna,
205poi si gode, poi si magna
 con diletto e libertà.
 
    Oh che pane delicato,
 se da noi fu coltivato!
 Presto presto, a lavorare,
210a prodare, seminare,
 e dappoi si mangerà;
 del buon vin si beverà
 ed allegri si starà. (Partono i contadini restandone uno impiegato)
 
 Vanga mia benedetta,
215mio diletto conforto e mio sostegno,
 tu sei lo scetro e questi campi il regno.
 Quivi regnò mio padre,
 l’avolo ed il bisavolo ed il tritavolo
 e fur sudditi lor la zucca, il cavolo.