Il filosofo di campagna, libretto, Vienna, Ghelen, [1759]

 SCENA II
 
 LENA ed il sudetto
 
 LENA
 Eccolo qui, la vanga
 è tutto il suo diletto.
30Se foste un poveretto,
 compatirvi vorrei ma siete ricco,
 avete dei poderi e dei contanti;
 la fatica lasciate ai lavoranti.
 NARDO
 Cara nipote mia,
35più tosto che parlar come una sciocca
 fareste meglio a maneggiar la rocca.
 LENA
 Colla rocca, col fuso e coi famigli
 stanca son d'annoiarmi,
 voi dovreste pensare a maritarmi.
 NARDO
40Sì, volontieri. Presto
 comparisca un marito. Eccolo qui. (Accenna un villano)
 Vuoi sposar mia nipote? Signorsì.
 Eccolo io ve lo do.
 Lo volete? Vi piace?
 LENA
                                       Signor no.
 NARDO
45Va' a veder se passasse
 adesso per la strada
 qualche affamato con perucca e spada. (Al villano che parte ridendo)
 Vedi? Ride Mingone e ti corbella.
 Povera vanarella,
50tu sposeresti un conte od un marchese,
 perché in meno d'un mese,
 strapazzata la dote e la fanciulla,
 la nobiltà si riducesse al nulla.
 LENA
 Io non voglio signor un contadino
55ma voglio un cavaliere o un citadino
 ricco sfondato e che mi voglia bene.
 Ah se qui non fosse, lo troverei ben bene.
 
    Francia mia, ove sei tu?
 In campagna? Ohibò, ohibò!
60Non mi posso veder più.
 
    Dove son quegl'inglesini,
 dove son quei parigini
 che la mano mi bacciassero,
 che venissero e regalassero,
65che facessero a chi può più.