Il filosofo di campagna, libretto, Londra, Woodfall, 1761

 LESBINA
 
1460Ed io creparò.
 
 NARDO
 
    Crepare perché?
 
 A DUE
 
 Rimedio non c’è.
 Tu caro tesoro
 mi puoi dar ristoro,
1465mi poi consolar.
 
 NARDO
 
    Tu sarai la mia mamina.
 
 LESBINA
 
 Tu sarai il mio papà bello.
 
 NARDO
 
 Crudellacia malandrina.
 
 LESBINA
 
 Furbacchiotto ladroncello.
 
 A DUE
 
1470Tu mi hai fatto sospirar.
 
    Non più dolore,
 non più timore,
 non più tormenti
 s’han da provar.
 
1475   Dolce riposo,
 core amoroso
 sposi contenti
 fa giubillar.
 
 SCENA X
 
 DON TRITEMIO
 
 TRITEMIO
 Diamine! Che ho sentito?
1480Di Lesbina il marido
 pare che Nardo sia.
 Che la filosofia
 colle ragioni sue
 accordasse ad un uom sposarne due?
1485Quel che pensar non so;
 all’uscio picchierò. Verranno fuori;
 scoprirò i tradimenti e i traditori.
 
 SCENA XI
 
 LA LENA e detto
 
 LENA
 Chi è qui?
 TRITEMIO
                       Ditemi presto;
 cosa si fa là dentro?
 LENA
1490Finito è l’instrumento;
 si fan due matrimoni.
 Tra gli altri testimoni,
 che sono cinque o sei,
 se comanda venir, sarà anco lei.
 TRITEMIO
1495Questi sposi? Quai son?
 LENA
                                               La vostra figlia
 col cavalier Rinaldo.
 TRITEMIO
 Cospetto! Mi vien caldo.
 LENA
 E l’altro, padron mio,
 è la vostra Lesbina con mio zio.
 TRITEMIO
1500Come? Lesbina oimè; no non lo credo.
 LENA
 Eccoli tutti quattro.
 TRITEMIO
                                      Ahi! Cosa vedo?
 EUGENIA
 
    Ah genitor, perdono...
 
 RINALDO
 
 Suocero, per pietà...
 
 LESBINA
 
    Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
1505Quest’è la verità.
 
 TRITEMIO
 
    Perfidi scelerati,
 vi siete accomodati?
 Senza la figlia mesto,
 senza la sposa resto.
1510Che bella carità!
 
 LENA
 
    Quando di star vi preme
 con una sposa insieme,
 ecco, per voi son qua.
 
 TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
1515per disperar colei,
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
 sia per dispetto,
 amore al core
1520piacer darà.
 
 
 Fine del dramma giocoso
 
 
 
 IL FILOSOFO DI CAMPAGNA
 
 
    Dramma giocoso per musica di Polisseno Feggeio, pastor arcade, da rappresentarsi nel teatro del Sigrom nella primavera dell’anno 1759 nella città di Presburgo, dedicato a sua excellenza il signor Giuseppe di Starhemberg conte del sacro romano impero, ciambellano e generale di battaglia alli servizi di sua cesarea maestà imperiale, reale e apostolica.
    Presburgo, nella stamperia di Giovanni Michele Landerer.
 
 
 PERSONAGGI
 
 RINALDO cavaliere, amante d’Eugenia figlia di don Tritemio promessa sposa a
 (la signora Barbara Mansuetin)
 NARDO ricco contadino detto il Filosofo
 (il signor Giuseppe Buffelli)
 LESBINA cameriera di casa di
 (la signora Mariana Paduli)
 DON TRITEMIO cittadino abitante in villa
 (il signor Domenico Gratinara)
 LENA nipote di Nardo
 (la signora Angela Caputo)
 CAPOCCIO notario della villa
 (il signor N.N.)
 
    La musica è del celebre maestro signor Baldassarre Galuppi detto Baranello. La poesia è del signor dottore Goldoni, pastor arcade.
 
 Eccellenza,
    il generoso gradimento col quale l’eccellenza vostra si è compiacciuto accogliere la dedicazione di questa mia giocosa opera dà a me coraggio di ossequiosamente presentargliela, in attestato dell’infinite mie obligazioni incontrate con l’eccellenza vostra per li altretanti ricevuti favori.
    Resto però confuso in produrmi innanzi ad un cavaliere di alto rango, di virtù e merito sublime qual è vostra eccellenza con un sì tenue tributo del mio profondissimo osequio; ma il riflesso appunto di essere tale e incoraggisce e lusinga che la grandezza del magnanimo bel core dell’eccellenza vostra non potrà riffiutare questa umile mia offerta. Qualunque ella si sia, sempreché venga condecorata con l’alta sua protezione e presenza, la renderà più vaga, splendida e bella.
    Non isdegni dunque di graziosamente accoglierla e gradirla, mentre ambizioso di riportarne il benignissimo compatimento, con il più profondo del mio rispetto mi glorio di essere di vostra eccellenza umilissimo, devotissimo, obsequiosissimo servidore.
 
    Angielo Mingotti l’impressario
 
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Campagna con casa rustica.
 
 NARDO esce di casa con una vanga accompagnato da alcuni villani
 
 NARDO
 
    Al lavoro, alla campagna!
 Poi si gode, poi si magna
 con diletto e libertà.
 
    O che pane delicato,
5se da noi fu coltivato!
 Presto presto a lavorare,
 a podare, a seminare,
 e dappoi si mangerà,
 del buon vin si beverà
10ed allegri si starà. (Partono i contadini restandone uno impiegato)
 
 Vanga mia benedetta,
 mio diletto conforto e mio sostegno,
 tu sei lo scettro e questi campi il regno.
 Quivi regnò mio padre,
15l’avolo ed il bisavolo e il tritavolo
 e fur sudditi lor la zucca e il cavolo.
 Nelle città famose
 ogni generazion si cambia stato,
 se il padre ha accumulato
20con fatica, con arte e con periglio,
 distrugge i beni suoi prodigo il figlio.
 Qui dove non ci tiene
 il lusso, l’ambizion, la gola oppressi,
 sono gli uomini ognor sempre gl’istessi.
25Non cambierei, lo giuro,
 col piacer delle feste e de’ teatri
 zappe, trebbie, rastri, vanghe ed aratri.
 
 SCENA II
 
 LENA ed il sudetto
 
 LENA
 Eccolo qui, la vanga
 è tutto il suo diletto.
30Se foste un poveretto,
 compatirvi vorrei ma siete ricco,
 avete dei poderi e dei contanti;
 la fatica lasciate ai lavoranti.
 NARDO
 Cara nipote mia,
35più tosto che parlar come una sciocca
 fareste meglio a maneggiar la rocca.
 LENA
 Colla rocca, col fuso e coi famigli
 stanca son d’annoiarmi,
 voi dovreste pensare a maritarmi.
 NARDO
40Sì, volontieri. Presto
 comparisca un marito. Eccolo qui. (Accenna un villano)
 Vuoi sposar mia nipote? Signorsì.
 Eccolo io ve lo do.
 Lo volete? Vi piace?
 LENA
                                       Signor no.
 NARDO
45Va’ a veder se passasse
 adesso per la strada
 qualche affamato con perucca e spada. (Al villano che parte ridendo)
 Vedi? Ride Mingone e ti corbella.
 Povera vanarella,
50tu sposeresti un conte od un marchese,
 perché in meno d’un mese,
 strapazzata la dote e la fanciulla,
 la nobiltà si riducesse al nulla.
 LENA
 Io non voglio signor un contadino
55ma voglio un cavaliere o un citadino
 ricco sfondato e che mi voglia bene.
 Ah se qui non fosse, lo troverei ben bene.
 
    Quell’augelin domestico
 che passerino ha nome
60oh se sapeste come