Il filosofo di campagna, libretto, Londra, Woodfall, 1761

 SCENA VI
 
 DON TRITEMIO infuriato, poi NARDO di casa
 
 TRITEMIO
 Figlia, figlia sgraziata,
 dove sei? Non ti trovo. Ah, se la perfida
 mi capita alle mani,
 la vo' sbranar, come fa l'orso i cani.
995Son fuor di me. Son pieno
 di dispetto, di rabbia e di veleno.
 NARDO
 Signor, che cosa avete
 che sulle furie siete?
 TRITEMIO
 Ah, sono assassinato!
1000M'han la figlia involato!
 Non la trovo; non so dov'ella sia.
 NARDO
 E non v'è altro?
 TRITEMIO
                                Una minchioneria!
 NARDO
 Eugenia vostra figlia
 è in sicuro, signor, ve lo prometto,
1005e allegra collo sposo nel mio tetto.
 TRITEMIO
 Là dentro?
 NARDO
                       Signorsì.
 TRITEMIO
 Eh, burlate!
 NARDO
                         È così.
 TRITEMIO
 Rapirmela mi pare
 una bella insolenza.
 NARDO
1010La cosa è fatta e vi vorrà pazienza.
 TRITEMIO
 Dov'è? La vo' veder.
 NARDO
                                        Per ora no.
 TRITEMIO
 Eh, lasciatemi andar.
 NARDO
                                          Ma non si può.
 TRITEMIO
 La volete tener sempre serrata?
 NARDO
 Sì, finch'è sposata.
 TRITEMIO
1015Questa è una mala azion che voi mi fate.
 NARDO
 No, caro amico; non vi riscaldate.
 TRITEMIO
 Non m'ho da riscaldare?
 E vi par questo un modo di trattare?
 
    Corpo del diavolo!
1020Questo è un po' troppo.
 Che? Sono un cavolo?
 Sono irritato,
 sono arrabbiato.
 La vo' finire,
1025non vo' sentire;
 non ho pietà.
 
    Vo' rovinarvi,
 vo' vendicarmi
 ed in giudizio
1030un precipizio
 ne nascerà.
 
    Come? Che dite?
 Eh, Nardo mio,
 mi maraviglio,
1035basta così.