Il filosofo di campagna, libretto, Treviso, Pianta, 1765

 SCENA V
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco etcaetera.
 Vada signor notaro a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Ei va per ordin mio
615a prender altri fogli, altri capitoli,
 per provarvi di me lo stato e i titoli.
 DON TRITEMIO
 Sì sì, la vostra casa
 ricca, nobile, grande ognora fu.
 Credo quel che mi dite e ancora più.
 RINALDO
620Dunque di vostra figlia
 mi credete voi degno?
 DON TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola.
 S'ella non fosse in caso,
625del mio buon cor sarete persuaso.
 RINALDO
 Sì; chiamatela pur, contento io sono;
 se da lei son escluso, io vi perdono.
 DON TRITEMIO
 Bravo. Un uom di ragion si loda e stima.
 S'ella non puole, amici come prima.
 
630   Io son di tutti amico,
 son vostro servitor.
 Un uomo di buon cor
 conoscete in me.
 
    La chiamo subito;
635verrà ma dubito;
 sconvolta trovasi
 da un non so che;
 
    farò il possibile
 pel vostro merito.
640Che per i titoli,
 per i capitoli
 anche in preterito
 famoso egli è.