Il filosofo di campagna, libretto, Londra, Griffin, 1768

 SCENA III
 
 LENA e CAPOCCHIO
 
 LENA
 Sentite, se si fanno
 scritture in casa mia,
 voglio la senseria.
 CAPOCCHIO
                                   Come?
 LENA
                                                   Dirò,
930se mi mariterò,
 come spero di farlo prestamente,
 la scrittura m'avete a far per niente.
 CAPOCCHIO
 Per niente? Oh questo no! Tutto farei,
 fuor che pregiudicar a' lucri miei.
 LENA
935Dunque un altro piacer non mi negate.
 CAPOCCHIO
 Se c'è da guadagnar, son qui, parlate.
 LENA
 Maritarmi vorrei con civiltà.
 CAPOCCHIO
 Questo far si potrà.
 LENA
                                      Ma fate subito.
 CAPOCCHIO
 Di trovarvi un marito io non ne dubito.
940Ma sentite un tantin; vi parlo chiaro;
 sarò pronto a servirvi, ma denaro.
 Questo vuol dir aver molto studiato
 e saper ragionar da letterato.
 
    Io sono un libro aperto,
945di tutto so parlar.
 
    Un logico più esperto
 non v'è nel disputar.
 
    So dir nego maiorem,
 so dir probo minorem,
950retorqueo, distinguo, concedo;
 e a forza d'argomenti
 io voglio aver ragion. (Parte)
 
 LENA
 Per mezzo di Capocchio in men d'un giorno
 secondo il genio mio spero un marito;
955perché se troppo in casa me ne resto,
 col zio, che poco pensa alla nipote,
 perdo e consumo invan la miglior dote.
 
    Ogn'anno passa un anno,
 l'età non torna più.
960Passar la gioventù
 io non vorrei così;
 ci penso notte e dì.
 
    Vorrei un giovinetto
 civile, graziosetto,
965che non dicesse un no,
 quando gli chiedo un sì.