Il filosofo di campagna, libretto, Loreto, Sartori, 1769 (Civitanova, Il filosofo in villa)

 DON TRITEMIO
             Che ma...
 LESBINA
                                 Non so dir che cosa sia,
 con licenza signor, voglio andar via.
 DON TRITEMIO
 Fermatevi un momento.
 (Si vede dal rossor ch’è figlia buona).
 LESBINA
165Eccomi ad ubbidirvi.
 DON TRITEMIO
 Dimmi, mi porti amore?
 LESBINA
 Ah non lascia spiegarmi il mio rossore.
 
    Compatite, signor, s’io non so,
 son così... Non so far all’amor.
170Una cosa mi sento nel cor
 che col labro spiegar non si può.
 
    Miratemi qua,
 sapete cos’è?
 Voltatevi in là,
175lontano da me.
 
    Voglio partire, mi sento languire.
 Ah, col tempo spiegarmi saprò.
 
 SCENA VI
 
 DON TRITEMIO, indi LISETTA, poi RINALDO e CAPOCCHIO notaro
 
 DON TRITEMIO
 Si vede chiaramente
 che la natura in lei parla innocente.
 LISETTA
180Signor? Un cavaliere
 col notar della villa in compagnia
 che brama riverir vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Vengano. Col notaro!
 Qualcheduno che bisogno ha di denaro.
 RINALDO
185Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco...
 RINALDO
 Compatite se ardisco
 replicarvi l’incommodo... Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro
190il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
 titolo, parentela e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco signore
 l’istromento rogato
195d’un ricco marchesato;
 ecco l’albero suo, da cui si vede
 che per retto cammino
 vien l’origine sua dal gran Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo?
200Quest’è una cosa bella in verità.
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono istromenti
 di compre, di censi e di livelli.
205Questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento,
 sei possessioni,
 nel Cinquecento,
 quattro valloni;
210anno millesimo,
 una duchea;
 milletrentesimo,
 una contea;
 emit etcaetera.
 
215   Case e casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali,
 sic etcaetera
220cum etcaetera. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 DON TRITEMIO, RINALDO e poi LESBINA
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco etcaetera, vada,
 vada signor notaro, a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Di Lesbina mi crede dunque degno?
 DON TRITEMIO
 Degnissimo,
225se vi vorrà Lesbina, io son contento.
 RINALDO
 Io vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Ben chiamerò la figliola. Ehi Lesbina?
 LESBINA
 Eccomi, che comanda?
 DON TRITEMIO
 Sentimi, quel signore
230ti vorrebbe in isposa, tu che dici?
 LESBINA
 Tra le donne felici
 la più lieta sarò, padre amoroso,
 se Rinaldo che adoro avrò per sposo.