Il filosofo di campagna, libretto, Bologna, Sassi, 1770

 RINALDO
660Donna Eugenia non pavento.
 DON TRITEMIO
 Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola,
 s’ella non fosse in caso,
665del mio buon cuor sarete persuaso.
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio,
 di sua man, del suo cuor certo son io.
 Eccola che ritorna
 col genitore a lato;
670della gioia vicina è il dì beato.
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO, EUGENIA e detto
 
 DON TRITEMIO
 Eccola qui, vedete se son io
 un galantuomo.
 RINALDO
                                Ognor tal vi credei,
 benché foste nemico a’ desir miei.
 DON TRITEMIO
 Eugenia, quel signore
675ti vorrebbe in isposa; tu che dici?
 EUGENIA
 Tra le donne felici
 la più lieta sarò, padre amoroso,
 se Rinaldo che adoro avrò in isposo.
 DON TRITEMIO
 A voi, prendetela... bel bello,
680che nel dito d’Eugenia evvi un anello.
 Ora che mi ricordo,
 Nardo con quell’anello la sposò
 e due volte sposarla non si può.
 RINALDO
 Come?
 DON TRITEMIO
                 Non è così?
 EUGENIA
                                        Sposa non sono.
 DON TRITEMIO
685Ma se l’anello in dono
 prendesti già delle tue nozze in segno,
 non si può, figlia mia, scioglier l’impegno.
 Voi che dite, signor?
 RINALDO
                                        Dico che tutti
 perfidi m’ingannate,
690che di me vi burlate e che son io
 bersaglio del destin barbaro e rio.
 DON TRITEMIO
 La colpa non è mia.
 EUGENIA
                                      (Tacer non posso).
 Udite, svelar deggio
 un arcan onde ingannato...
 
 SCENA VI
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
695Signor padron, voi siete domandato.
 EUGENIA
 (Ci mancava costei).
 DON TRITEMIO
                                        Chi è che mi vuole?
 LESBINA
 Un famiglio di Nardo.
 RINALDO
 Sente signor?
 DON TRITEMIO
                            Del genero un famiglio
 favellarmi desia.
700Anche vossignoria,
 se altra cosa non ha da comandare,
 per cortesia se ne potrebbe andare.
 RINALDO
 Sì sì me n’anderò ma giuro a’ numi,
 vendicarmi saprò.
 EUGENIA
                                    (Destin crudele!
705Rinaldo, questo cuor...)
 RINALDO
                                             Taci, infedele.
 
    Perfida figlia ingrata, (Ad Eugenia)
 padre spietato indegno, (A Tritemio)
 non so frenar lo sdegno.
 L’alma si scuote, ingrata,
710empio, crudele, audace,
 pace per me non v’è.
 
    E tu che alimentasti (A Lesbina)
 finora il fuoco mio
 colla speranza, oh dio!
715così tu m’ingannasti?
 L’offeso core aspetta
 vendetta anche da te.
 
 LESBINA