Il filosofo di campagna, libretto, Mannheim, Stamperia Elettorale, [1771]

 SCENA II
 
 LESBINA, poi DON TRITEMIO
 
 LESBINA
 Povera padroncina!
 Affé la compatisco.
 DON TRITEMIO
 Che si fa, signorina?
 LESBINA
 Un po' d'insalatina
55raccogliere volea pel desinare.
 DON TRITEMIO
 Poco fa v'ho sentito a cantuzzare.
 LESBINA
 È ver, colla padrona
 mi divertiva un poco. Alla signora
 pensar, caro padrone,
60dovreste.
 DON TRITEMIO
                    Ho a lei pensato;
 sposo le ho destinato e avrallo presto.
 LESBINA
 Posso saper chi sia?
 DON TRITEMIO
                                       Nardo è cotesto.
 LESBINA
 Di quella tenerina
 erbetta cittadina
65la bocca d'un villan non mi par degna.
 DON TRITEMIO
 Eh la prudenza insegna
 che ogni erba si contenti
 d'aver qualche governo,
 purch'esposta non resti al crudo verno.
 LESBINA
70Io mi contentarei,
 pria di vederla così mal troncata,
 per la neve lasciar la mia insalata.
 DON TRITEMIO
 Tu sei un bocconcino
 per il tuo padroncino.
 LESBINA
                                          Oh oh sentite
75la bella canzonetta ch'ho imparata
 sul proposito mio dell'insalata.
 
    Son fresca e son bella
 cicoria novella;
 mangiatemi presto,
80coglietemi su.
 
    Se resto nel prato
 radicchio invecchiato,
 nessuno si degna
 raccogliermi più. (Parte)