Il filosofo di campagna, libretto, Mannheim, Stamperia Elettorale, [1771]

 SCENA XIV
 
 LA LENA e detti
 
 LA LENA
 Signor zio, signor zio, che cosa fate?
 Lontano discacciate
 colei che d'ingannarvi ora s'impegna;
760d'essere vostra sposa non è degna.
 LESBINA
 (Qualche imbroglio novello).
 NARDO
                                                       Ha forse altrui
 data la fé di sposa?
 LA LENA
                                      Eh signor no.
 Quel ch'io dico lo so per cosa vera;
 ella di don Tritemio è cameriera.
 LESBINA
765(Ah maledetta!)
 NARDO
                                 È ver quel ch'ella dice? (A Lesbina)
 LESBINA
 Ah misera, infelice!
 Compatite se tanto
 amor mi rese ardita.
 Finsi il grado, egli è ver, perché v'adoro.
770Per voi languisco e moro.
 Confesso il mio fallire
 ma voglio essere vostra oppur morire.
 NARDO
 (Poverina!)
 LA LENA
                         Vi pare
 che convenga sposare
775a un uomo come voi femmina tale?
 NARDO
 Non ci vedo alcun male.
 Sposar una servente
 che cosa importa a me, s'è bella e buona?
 Peggio è assai s'è cattiva una padrona.
 
780   Se non è nata nobile
 che cosa importa a me?
 Di donna il miglior mobile
 la civiltà non è.
 Il primo è l'onestà;
785secondo è la beltà;
 il terzo è la creanza;
 il quarto è l'abbondanza;
 il quinto è la virtù;
 ma non si usa più.
 
790   Servetta graziosa,
 sarai la mia sposa,
 sarai la vezzosa
 padrona di me. (Parte)