Il filosofo di campagna, libretto, Parma, Stamperia Reale, 1772

    Se fossi in lei
205non fuggirei
 chi mi ferì.
 
 DON TRITEMIO
 
    La ricerco e non la trovo.
 Oh che smania in seno io provo;
 dove diavolo sarà?
 
 NARDO
 
210Ah! Ah! Ah!
 
 DON TRITEMIO
 
 Voi ridete? Come va?
 
 NARDO
 
 Fin adesso è stata qua.
 
 DON TRITEMIO
 
 Dov’è andata?
 
 NARDO
 
                             È andata là.
 
 DON TRITEMIO
 
 Quando è là, la troverò
215e con me la condurrò. (Entra nella camera)
 
 NARDO
 
    Superar il genitore
 potrà bene il suo rossore.
 Non è tanto vergognoso
 il suo core collo sposo.
220Si confonde nel suo petto
 il rispetto coll’amor.
 
 LESBINA
 
    Presto presto, sposo bello,
 via porgetemi l’anello,
 che la sposa allor sarò. (Torna)
 
 NARDO
 
225Questa cosa far si può.
 Ecco, ecco, io ve lo do. (Le dà un anello)
 
 LESBINA
 
    Torna il padre; vado via.
 
 NARDO
 
 Ma perché tal ritrosia?
 
 LESBINA
 
 Il motivo non lo so.
 
 NARDO
 
230Dallo sposo non fuggite.
 
 LESBINA
 
 Compatite, tornerò. (Torna nella camera)
 
 NARDO
 
    Caso raro, caso bello!
 Una sposa coll’annello
 ha rossor del genitor.
 
 DON TRITEMIO
 
235   Non la trovo.
 
 NARDO
 
                              Ah ah ah! (Ridendo)
 
 DON TRITEMIO
 
 Voi ridete?
 
 NARDO
 
                        È stata qua.
 Collo sposo ha favellato.
 E l’anello già le ho dato.
 
 DON TRITEMIO
 
 Alla figlia?
 
 NARDO
 
                       Signorsì.
 
 DON TRITEMIO
 
240Alla sposa?
 
 LESBINA
 
                        Messersì... (Lesbina esce di nuovo)
 
    Quel ch’è fatto sia.
 Stiamo dunque in allegria,
 che la sposa vergognosa
 alla fin si cangierà;
245e l’amore nel suo core
 con piacer trionferà.
 
 Fin dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera di don Tritemio.
 
 LESBINA e DON TRITEMIO; poi RINALDO e CAPOCCHIO notaro
 
 LESBINA
 Signor, è un cavaliero
 col notar della villa in compagnia
 che brama riverir vossignoria. (Parte)
 DON TRITEMIO
250Vengano. (Col notaro?
 Qualchedun che bisogno ha di denaro).
 Se denaro vorrà, gliene darò,
 purché sicuro sia con fondamento
 e che almeno mi paghi il sei per cento.
255Ma che vedo? È colui
 che mi ha chiesto la figlia. Or che pretende?
 Col notaro che vuol? Che far intende?
 RINALDO
 Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
260replicarvi l’incommodo. Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
265titoli, parentele e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco signore
 l’istrumento rogato
 d’un ricco marchesato;
 ecco l’albero suo, da cui si vede
270che per retto cammino
 vien l’origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh capperi! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
275come andiamo del par con il denaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 monstrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIO
 Questi sono istrumenti
 di comprede, di censi, di livelli,
280questi sono contratti buoni e belli. (Mostrando alcuni fogli a guisa d’instrumenti antichi)
 
 Aria
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
 quattro valloni.
285Anno millesimo
 una duchea.
 Milletrentesimo
 una contea.
 Emit etcaetera.
 
290   Case e casoni,
 giurisdizzioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali.
 Sic etcaetera
295cum etcaetera. (Parte)
 
 SCENA II
 
 DON TRITEMIO e RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco etcaetera.
 Vada signor notario a farsi etcaetera.
 RINALDO
 Ei va per ordin mio
 a prender altri fogli, altri capitoli,
300per provarvi di me lo stato e i titoli.
 DON TRITEMIO
 Sì sì, la vostra casa
 ricca, nobile, grande ognora fu.
 Credo quel che mi dite e ancora più.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
305mi credete voi degno?
 DON TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
 Le farò contradote.
 DON TRITEMIO
                                     Obligatissimo.
 RINALDO
 Me l’accordate voi?
 DON TRITEMIO
                                      Per verità
 v’è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 DON TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 DON TRITEMIO
                                                La figliuola.
 RINALDO
310D’Eugenia non pavento.
 DON TRITEMIO