Il filosofo di campagna, libretto, Mosca, Università Imperiale, 1774

 SCENA III
 
 DON TRITEMIO e poi RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 Allegoricamente
 m'ha detto che con lei non farò niente.
 Eppure io mi lusingo
120che a forza di finezze
 tutto supererò,
 che col tempo con lei tutto farò.
 Per or d'Eugenia mia
 liberarmi mi preme. Un buon partito
125Nardo per lei sarà, ricco, riccone,
 un villan, egli è ver, ma sapientone.
 RINALDO
 Ecco della mia bella
 il genitor felice. (Da sé in disparte)
 DON TRITEMIO
 Per la villa si dice
130che Nardo ha un buono stato
 e da tutti filosofo è chiamato. (Da sé)
 RINALDO
 (Sorte, non mi tradir). Signor.
 DON TRITEMIO
                                                          Padrone.
 RINALDO
 S'ella mi permettesse,
 le direi due parole.
 DON TRITEMIO
135Anche quattro ne ascolto e più, se vuole.
 RINALDO
 Non so se mi conosca.
 DON TRITEMIO
                                          Non mi pare.
 RINALDO
 Di me si può informare.
 Son cavaliere e sono i beni miei
 vicini ai suoi.
 DON TRITEMIO
                            Mi rallegro con lei.
 RINALDO
140Ell'ha una figlia.
 DON TRITEMIO
                                 Sì signor.
 RINALDO
                                                     Dirò...
 Se fossi degno. Troppo ardire è questo.
 Ma! Mi sprona l'amore...
 DON TRITEMIO
                                                Intendo il resto.
 RINALDO
 Dunque, signor...
 DON TRITEMIO
                                   Dunque, signor mio caro,
 per venir alle corte io vi dirò...
 RINALDO
145M'accordate la figlia?
 DON TRITEMIO
                                          Signor no.
 RINALDO
 Ahi mi sento morir!
 DON TRITEMIO
                                        Per cortesia,
 non venite a morir in casa mia.
 RINALDO
 Ma perché sì aspramente
 mi togliete alla prima ogni speranza?
 DON TRITEMIO
150Lusingarvi sarebbe una increanza.
 RINALDO
 Son cavaliere.
 DON TRITEMIO
                             Benissimo.
 RINALDO
                                                    De' beni
 ricco son quanto voi.
 DON TRITEMIO
                                        Son persuaso.
 RINALDO
 Il mio stato, i miei fondi,
 le parentele mie vi mostrerò.
 DON TRITEMIO
155Credo tutto.
 RINALDO
                         Che speri?
 DON TRITEMIO
                                               Signor no.
 RINALDO
 Ma la ragione almeno
 dite perché né men si vuol ch'io speri.
 DON TRITEMIO
 La ragion?...
 RINALDO
                          Vuo' saper...
 DON TRITEMIO
                                                   Sì, volentieri.
 
    La mia ragion è questa...
160Mi par ragione onesta.
 La figlia mi chiedeste
 e la ragion voleste.
 La mia ragion sta qui.
 Non posso dir di sì,
165perché vuo' dir di no.
 
    Se non vi basta ancora,
 un'altra ne dirò;
 rispondo: «Signor no,
 perché la vuo' così»
170e son padron di dirlo;
 la mia ragion sta qui. (Parte)